La possibilità di accedere ad Atc al di fuori della provincia di residenza, soprattutto nelle regioni più intensamente urbanizzate come la Lombardia, è una delle esigenze più sentite dai cacciatori. Così quando questi accordi non si concludono, come è il caso di un contenzioso fra Mantova e Brescia, i toni si alzano. Ai cacciatori bresciani (molto più numerosi di quelli residenti a Mantova) è stato quest'anno impedito di esercitare la propria passione nella provincia mantovana e la questione è stata portata davanti al Tribunale amministrativo regionale dai cacciatori bresciani, che intendono difendere le proprie ragioni venatorie. Stando a quanto riferisce il quotidiano Brescia Oggi sulla stessa linea di Mantova sarebbero anche Cremona, Pavia e Lodi.
“La Regione ha stabilito una norma di buonsenso, che dà valore alla permanenza associativa e la questione sembra chiara - sottolinea sul quotidiano locale Enzo Bosio, vice presidente della Federcaccia di Brescia -. Riconoscendo la permanenza associativa si dà tranquillità e stabilità all'attività venatoria e ne trae beneficio anche il territorio". Dello stesso avviso Armando Lancellotti della Libera Caccia: "c'è una legge regionale - dichiara - che deve essere rispettata, cosa che Mantova non ha fatto. Chi ha fatto domanda per poter cacciare e ha pagato deve essere messo nelle condizioni di esercitare la sua passione nel rispetto della legge".
Dall'Anuu Migratoristi provinciale e regionale sottolineano: "la legge regionale 17/2010 impugnata e le conseguenti circolari interpretative degli uffici della Regione mirano esclusivamente a un riconoscimento dei diritti acquisiti di tutti i cacciatori non residenti negli Atc di tutte le province lombarde".
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