Patrizia di Pietro è una giovane mamma e cacciatrice. Vive a Canino (VT) con il marito e le due figlie di 9 e 4 anni, è una vera sportiva (in passato ha praticato a livello agonistico nuoto e ginnastica ritmica) ma la sua grande passione è la caccia con l'arco.
Insieme al marito , con cui condivide la gestione di un negozio di articoli per animali, pratica la caccia agli ungulati con la carabina ma preferisce di gran lunga l'arco (entrambi sono soci del gruppo Arcieri Urca) perchè “accorciando le distanze dalla preda – spiega per la rubrica Amiche di BigHunter - la caccia diventa una vera arte che pone l’abilità del cacciatore in primo piano, regalando delle emozioni veramente uniche”.
Con loro portano spesso anche le figlie Michela di 9 anni e Valeria di 4 “è bellissimo – dice Patrizia - vedere quanto sono entusiaste di stare immerse nella natura”, coinvolgendole anche nei loro allenamenti “così si sentono delle vere cacciatrici come la mamma e il papà”.
Viene da una famiglia di cacciatori (padre e nonno) ma il vero primo approccio alla caccia l'ha avuto seguendo il suocero nelle sue battute. “All’inizio – racconta - io filmavo soltanto le loro azioni poi la passione mi ha contagiato e così anch’io ho preso la licenza”.
Per lei la caccia è un valore da tramandare. “Non so se le mie figlie da grandi decideranno di diventare cacciatrici – spiega - ma questo non è essenziale, per me e mio marito l’importante è che imparino ad amare la natura e a rispettare gli animali, in modo sano e senza ipocrisia”.
Patrizia ha le idee chiare su questo punto: “devono sapere – continua - che le bistecche che mangiamo non nascono nel cellofan e che sono state tagliate da un vitello dopo che è stato abbattuto. Le bambine hanno capito perfettamente la differenza tra gli animali d’affezione e quelli di cui ci nutriamo e non ne fanno nessun dramma”.
Considerando che la maggior parte dei bambini di oggi gli animali li vede solo in tv, Michela e Valeria sono fortunate. Oltre ad una trentina di segugi, la “famiglia” allargata comprende tre bassotti a pelo ruvido addestrati al recupero di animali feriti, una barboncina (“la cocca di casa”), tre gatti, due pappagalli, tre criceti, un coniglio nano, una voliera di colombe bianche e tantissimi pesci da acquario. Non solo, ci sono poi numerosi animali da cortile: oche, galline e conigli.
Le bambine danno spesso una mano ad accudirli perché, spiega la mamma, “hanno imparato che gli animali non sono videogiochi e hanno bisogno di continuo delle nostre attenzioni, proprio come la fauna selvatica ha costante bisogno di essere gestita perché è solo grazie alla preziosa vita degli animali e la salvaguardia dell’ambiente in cui vivono che noi possiamo riuscire a mangiare delle cose buone e genuine”.
“La ruralità e la caccia - conclude infine Patrizia - sono parte integrante di una cultura che deve passare alle future generazioni perché è l’unica vera salvaguardia per l’ambiente e la fauna e di conseguenza dell’uomo e con l’arco è più facile farla conoscere alle nuove generazioni”.
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