Durante l'approvazione del ddl che modifica la legge istitutiva del Parco naturale Terra delle Gravine, il Consiglio Regionale pugliese ha approvato un Ordine del giorno che impegna la Regione a predisporre entro 90 giorni uno studio relativo alle aree agro-silvo-pastorali, al fine di rivedere il Piano faunistico regionale e consentire l’individuazione di territori liberi da destinare alle attività venatorie secondo le vigenti normative nazionali. Le modifiche, da tempo nell'aria dopo l'approvazione di un emendamento che lo scorso dicembre aveva di fatto permesso l'esercizio della caccia , sono state definite dal consigliere d'opposizione Pietro Lospinuso un "punto di equilibrio" tra i vari interessi in gioco. Ricordiamo che da tempo comuni, cacciatori ma anche ambientalisti e agricoltori avevano richiesto la tabellazione dei confini dell'area del parco.
“Con l’approvazione di emendamenti significativi e migliorativi - commenta il consigliere del Pdl - che hanno integralmente raccolto le ultime istanze del territorio, è andata in porto la modifica legislativa attesa ed auspicata alle delimitazioni ed alle regolamentazioni del Parco delle Gravine finalizzata a ridurne realisticamente l’estensione e l’impatto, al fine di assicurare adeguato respiro all’economia locale. E’ il frutto di un lungo lavoro, nel quale non sono mancate resistenze ed ostruzionismi, ma che infine ha raccolto la quasi unanimità dei consensi del Consiglio, a conferma degli errori della legge istitutiva. E’ anche l’inizio di un prezioso processo di riflessione e di revisione sugli eccessi di una parco-mania che ad oggi ha prodotto soprattutto abbandono e degrado dei territori. Abbiamo anche ottenuto, sempre con la quasi unanimità dei consenso, l’approvazione di un ordine del giorno che determinerà, nel rigoroso rispetto della legge, un’altra non meno significativa inversione di tendenza, a favore dei diritti oggi obiettivamente mortificati dei cacciatori”.
“I parchi – ha detto l’assessore Angela Barbanente – non devono essere recepiti come recinti, ma laboratori in cui si sperimenta un nuovo modo di vivere e produrre. Nei decenni precedenti abbiamo inferto danni irreversibili all’ambiente, privilegiando la logica del profitto. Ora è importante cominciare ad invertire la rotta: vincolare e proteggere aree di pregio, ma per poi metterle in rete, perché è assurdo un territorio costellato di isole naturalistiche conchiuse da un mare di degrado”.