Come ha recentemente dovuto riconoscere anche l'Ispra, la caccia esercita una pressione ininfluente sulla consistenza della fauna e non costituisce un rischio per nessuna specie, cacciabile e non cacciabile. A quanti teorizzano che l'attività venatoria possa comunque arrecare disturbi indiretti sulla vita dei selvatici, risponde in maniera eloquente un recente studio condotto sull'alce americana in Svezia, mediante il monitoraggio satellitare di 64 esemplari con collare Gps.
Gli studiosi della facoltà di Scienze Forestali dell'Università svedese di Scienze Agrarie e del Dipartimento svedese di Studi sulla fauna selvatica, hanno constatato come la caccia non infici sullo spostamento degli animali, che hanno monitorato tramite radiocollari GPS.
Nelle aree poco popolate i ritmi di movimento erano infatti addirittura molto più bassi durante la stagione di caccia alle alci. Le uniche differenze di movimento si sono registrate tra maschi e femmine (queste ultime, è stato visto, utilizzavano spazi più piccoli ed erano meno attive rispetto ai maschi).
L'alta variazione del livello di attività all'interno del gruppo suggerisce che gli attuali livelli di disturbo dovuti alla caccia non alterano il comportamento delle alci in generale. I nostri dati – commentano gli scienziati – indicano che le alterazioni di movimento sono correlati al periodo di calore, non al disturbo indotto dalla caccia”.