In Francia i cacciatori godono di una buona reputazione. Sono tanti, informati e ben rappresentati. Eppure anche là, oltralpe, l'esperienza di un partito dei cacciatori è fallita quasi sul nascere. Stando ai dati forniti dalla segreteria di Face Italia, la sola esperienza del genere è stata quella di qualche anno fa del CPNT (Chasse Peche Nature Traditions) che riuscì inizialmente a raccogliere un discreto seguito, tanto da ottenere alcuni amministratori locali e sei europarlamentari. Rappresentanti che poi, prima dell'attuale legislatura europea, sono confluiti nei partiti tradizionali (compresi l'attuale presidente dell'Intergruppo Caccia Sostenibile, Biodiversità, Attività Rurali e Foreste, Véronique Mathieu, e il presidente della Federazione dipartimentale dei cacciatori, nonchè delegato francese alla Face, Yves Butel), determinando la chiusura di quell'esperienza.
Un esperimento “politico” di questo genere può ovviamente avere esiti diversi quante sono le variabili che possono essere messe in campo, compresa la lungimiranza dei suoi rappresentanti. Anche se certamente il livello di rappresentanza non può che attestarsi su percentuali basse (inferiori a quelle del numero totale delle licenze di caccia).
In Francia la caccia ha preso altre strade, ugualmente valide. Come quella di far confluire le forze in un'unica grande ed efficace organizzazione nazionale, la FNC, in grado di creare la giusta rete di relazioni con il mondo agricolo, scientifico della comunicazione, favorendo una percezione positiva dell'attività venatoria e al contempo attirando sempre più nuovi praticanti.
Certo è che molto a casa dei nostri cugini oltralpe è dovuto ad un'impronta meno oltranzista del mondo ambientalista francese e dell'approccio puramente scientifico e tecnico dell'Oncfs (Office Nationale de la Chasse ed de la Faune Sauvage) che collabora attivamente con l'organizzazione dei cacciatori senza contrastarli sul piano ideologico come spesso fanno i nostri enti scientifici, oltre che una forte presenza nella FNC di professionisti (giornalisti, tecnici, ricercatori, ecc.); efficaci ed equidistanti studi scientifici, certificati, sulle specie selvatiche sia attraverso l'ONCFS che altri organismi, come l'IMPCF per l'area mediterranea; una buona intesa con la politica a seguito della famosa Grenelle de l'Environnement del 2009. Qualche problema ce l'hanno anche i cacciatori francesi, soprattutto con i siti Natura 2000, sui quali a tratti gli anticaccia concentrano la loro attenzione ai fini di un divieto generalizzato della caccia e anche con le aree protette tradizionali, per le quali vi sono sovente richieste di nuove istituzioni.