Non accenna a fermarsi l'emergenza ungulati in Emilia Romagna. Nel 2010 le popolazioni di cinghiali, caprioli, daini e cervi sono cresciute ulteriormente ed hanno provocato danni all'agricoltura per 507.092 euro, quasi il doppio rispetto al 2005. I caprioli sono passati dai 15 mila di dieci anni fa ai 109 mila di oggi (dati degli ultimi censimenti).
Per porre rimedio a questo problema la Regione ha stipulato un accordo con l'Ispra che prevede nuove modalità di gestione della popolazione ungulata con abbattimenti più incisivi (fino a un + 25% rispetto a oggi) da effettuarsi dove sarà censita una densità eccessiva. L’accordo, che ha durata triennale, prevede misure straordinarie e a termine, realizzate con la supervisione tecnica e scientifica dell’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale. Agli Atc è invece affidato il compito di ottenere gli obiettivi gestionali prefissati e avranno la responsabilità sul rimborso dei danni.
“Per noi l’obiettivo della conservazione della specie e della salvaguardia della biodiversità è e rimane fondamentale – ha l’assessore regionale all’agricoltura e all'attività faunistico-venatoria Tiberio Rabboni – nessuna guerra agli ungulati dunque, ma misure per trovare un punto di equilibrio sostenibile con l’esercizio delle attività agricole e umane”.
Come ha spiegato il direttore tecnico di Ispra Silvano Toso l’incremento delle popolazioni di cinghiali cervi, daini e caprioli è un fenomeno conosciuto in diverse aree europee. Tra le cause individuate nel comunicato della Regione si citano elementi più volte sottolineati dal mondo venatorio: lo spopolamento delle montagne, l'eccessiva estensione dei parchi e delle aree protette, e la sempre più rigorosa regolamentazione dell’attività venatoria.
In caso di presenza contemporanea, sullo stesso territorio, di diverse specie, l’accordo prevede la possibilità di introdurre come fattore correttivo, l’indice di densità interspecifica, mentre per ovviare alla oggettiva impossibilità di stima della popolazione dei cinghiali, viene adottato il criterio di riferimento della “soglia di danno economico tollerabile” al quale rapportare il prelievo. L’intesa Regione- Ispra introduce anche la possibilità di realizzare azioni di contrasto più efficaci alla presenza di ungulati in pianura, dove sempre più frequentemente si registra la presenza di questi animali. La Regione a sua volta dovrà adeguare il proprio calendario venatorio per consentire una maggiore efficacia del prelievo in particolare nelle zone non vocate, in presenza di colture di pregio o con densità tendente a zero.