La notizia delle lezioni "di caccia" alle scuole primarie di Rocchetta di Vara (SP), annunciata da un articolo de La Repubblica di Genova tramite le parole dei sindaco Riccardo Barotti e ripresa poi da altri siti di informazione, ha destato scalpore e indignazione nelle schiere animaliste. Alcune, come accade molto spesso quando l'attività venatoria sale alla ribalta della cronaca, hanno approfittato per calcare la mano contro caccia e cacciatori.
Ma c'è chi si è spinto ancora oltre, come la responsabile del settore Diritti dei Verdi, Cristina Morelli, che ha addirittura paragonato la caccia alla criminalità organizzata. Ecco perchè Caccia Ambiente, sentito il parere del proprio Ufficio Legale, ha deciso di presentare querela per diffamazione nei confronti della Morelli: "l’accostamento dei cacciatori con la mafia - scrive in una nota Caccia Ambiente - è una dichiarazione che supera ogni limite di decenza, ed è espressione del grado di cultura, di civiltà e di educazione che anima i nostri incolti nemici".
Caccia Ambiente annuncia una battaglia serrata. "I tempi del silenzio sono terminati - continua la nota - questa volta non ci fermeremo, come per la Brambilla, ad una semplice richiesta di risarcimento simbolico, ma pretenderemo che esso sia equiparato al grado di offesa e di diffamazione ricevuto".
Per dovere di cronaca, riportiamo la dichiarazione oggetto della querela. ''Solo perché‚ a Rocchetta Vara in ogni famiglia esiste un cacciatore - accusava ieri la Morelli (fonte La Nazione) - non si può dire che la caccia è rispetto delle tradizioni. Dove la mafia è purtroppo ben radicata, non si deve insegnare a essere mafiosi. Il paragone è forte, ma l'idea di Barotti è orrida. La scuola deve insegnare l'educazione alla vita, al rispetto, alla non violenza, ad una cultura della pace. Spero che qualcuno - conclude - fermi questa idea squallida e priva di ogni fondamento morale etico". Caccia Ambiente fa sapere che nonappena si provvederà al deposito della querela ne sarà data ampia notizia.