Si fa perentorio il tono degli agricoltori della Cia savonese, che stanchi dei danni provocati dai cinghiali, hanno organizzato una petizione popolare sotto lo slogan La pazienza è finita per sollecitare l'adozione di un nuovo sistema di controllo provinciale a difesa delle coltivazioni ma anche dell'incolumità delle persone sulle strade, frequentemente attraversate dai suidi. I cinghiali infatti in questa zona si sono spinti a ridosso dei centri urbani, raggiungendo perfino le cittadine costiere.
Il Presidente dell'associazione Aldo Alberto se la prende anche con gli Atc, il cui sistema - dice - "in questi anni non è riuscito a limitare i selvatici sul territorio ma soprattutto a spingerli nei boschi per evitare che potessero nuovamente scendere a valle”. Per risolvere definitivamente il problema, la Cia chiede quindi di passare da un semplice sistema venatorio ad un sistema di controllo con l’identificazione di aree “non vocate ai cinghiali”, ovvero zone specifiche in cui gli ungulati possano vivere ma dalle quali non possano sconfinare.
Il che comporta l'approvazione di uno specifico piano che contempli zone a densità zero e pensando altresì a meccanismi di autodifesa degli agricoltori, tramite l'invito a singoli cacciatori per il contenimento mirato sui propri terreni ma anche l'appostamento notturno, le catture e l'attivazione di un osservatorio permanente che verifichi con regolarità le aree di intervento e che attivi i meccanismi di responsabilizzazione dei cacciatori sui risultati raggiunti, prevedendo la rotazione delle zone di caccia, che non possono essere intese, secondo l'associazione, come patrimoni inamovibili.