Riceviamo e pubblichiamo:
Se il progetto dell’Assessore Dario Stefano, su delega del Presidente della Conferenza Stato-Regioni, che aveva annunciato nel 2010 “la volontà di avviare un serio confronto fra i diversi portatori d’interessi sulla caccia” era effettivamente ispirato dalla “non più rinviabile esigenza di una razionale e più attenta lettura delle Norme Comunitarie, al fine di garantire un’interpretazione univoca della legge per la rapida redazione dei calendari venatori regionali”, oggi possiamo affermare con disappunto che il progetto è fallito.
Troppe le distanze culturali che ci separano dagli ambientalisti radicali, palesi gli interessi contrapposti di categoria per sottoscrivere al ribasso un protocollo d’intesa da traghettare in Conferenza Stato-Regioni.
Duro, durissimo sarà a questo punto il compito di Dario Stefano, che non poteva (ce lo auguriamo) certo sperare in una Libera Caccia così remissiva da accettare supinamente di discutere al Tavolo Tecnico solo ed esclusivamente le tracce del documento privo di nozioni “tecniche” elaborato dagli Stakeholder di Legambiente-Coldiretti-Arcicaccia e Fare Verde.
Il “prendere o lasciare” non ci è mai piaciuto per impostazione intellettuale, le provocatorie imposizioni sull’ordine dei lavori ancora meno, perché il Tavolo (che volevano sbilanciato a favore di una sola componente) avrebbe dovuto avere come filo conduttore, per definizione istitutiva, la “Tecnica sulla Caccia” e non la sola deferente osservanza delle Linee Guida elaborate da un Istituto che non ci ha ancora dimostrato come e con quali studi “tecnici” ha tratto le sue opinabili conclusioni “scientifiche” per penalizzare ulteriormente la nostra categoria.
Non ci è piaciuta peraltro la frase gravissima di un noto esponente venatorio che ha candidamente affermato “…pur di passare un’estate all’insegna della tranquillità, siamo disposti a cedere specie e compressioni di qualche arco temporale”
Il compitino dettato al Tavolo Politico (perché questa è la brutale definizione da affibbiare al progetto) da Procacci-Ciarafoni-Morabito & c. non avrebbe dovuto avere alternative: mediare al ribasso sulla riduzione dei tempi di caccia ad alcune specie (su suggerimento ISPRA) e cancellare con un tratto di penna (la stessa forse usata per la scrittura del Documento Ornis nostrano e dei conseguenti KC) dall’elenco di quelle cacciabili le specie definite SPEC 2 e SPEC 3, su dettatura degli ambientalisti.
Avremmo dovuto a quel punto alzarci e abbandonare il Tavolo, ritirando dalla discussione il documento di 36 pagine “tecniche” elaborato e depositato, per il quale ci siamo sentiti peraltro affibbiare il lusinghiero titolo di Associazione integralista.
Non lo abbiamo fatto, forse sbagliando, forse peccando di troppa educazione, per il profondo rispetto che nutriamo nei confronti dei cacciatori e nelle Istituzioni che il Tavolo hanno assemblato.
Nessuna mediazione, nessun cedimento alle minacce di ricorsi, impugnative e ipotetiche procedure d’infrazione ventilate nei confronti di calendari venatori “non normalizzati” alle Linee Guida dell’ISPRA, che le componenti ambientaliste radicali continuano a definire attuali e inoppugnabili.
La nostra Associazione è saldamente ancorata alla esauriente documentazione tecnica prodotta, che inserisce di diritto l’Italia, al pari di Grecia, Cipro, Malta, Francia, Spagna e Portogallo, nei Paesi del Bacino del Mediterraneo interessati dalle rotte degli uccelli migratori del Paleartico Occidentale.
Ora la palla passa di diritto al Presidente Vasco Errani e al Coordinatore Dario Stefano, che dovranno assemblare una sintesi delle riunioni del Tavolo Tecnico per la stesura di un ipotetico Protocollo d’intesa da sottoporre alla Conferenza Stato-Regioni e verificheremo in quella sede quali e quanti Assessori Regionali alla Caccia saranno disposti a proporre ulteriori compressioni ai calendari venatori, in linea con il teorema ISPRA-Legambiente-Coldiretti-Arcicaccia e Fare Verde.
Alla FACE invece spetta da subito il compito di unire sforzi e raccolte di dati tecnici, per la stesura di un documento unitario, equilibrato, in linea con gli studi dei Paesi del Bacino del Mediterraneo da consegnare ai Ministeri competenti, per la necessaria modifica dei KC e chiudere la partita con un Istituto poco propenso al confronto.
E’ di fresca istituzione sul tema la predisposizione da parte del Ministero delle Politiche Agricole di un tavolo TECNICO di riflessione sui KC italiani (25 maggio u.s.), organismo che preoccupa non poco la LIPU, scesa ancora in campo con l’accorato appello al “non necessario intervento di revisione dei dati ISPRA e delle sue Linee Guida”.
Il Presidente
Paolo Sparvoli