I cittadini del sud Italia non sono affatto contrari all'attività venatoria se praticata nel rispetto delle leggi. Lo stesso credono i cacciatori, che si dichiarano ostili ad una caccia senza regole. Sono alcuni aspetti delle ricerche “Gli Italiani e la Caccia” e “I cacciatori Italiani e la Caccia” illustrati questo pomeriggio a Bari dal sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche: il 51% dei cittadini del sud è favorevole alla caccia (il 20% senza riserve, il 31% solo se normata, responsabile e sostenibile).
Viste le radicate tradizioni e il numero di praticanti l’attività venatoria che vanta la Puglia, CNCN e FACE Italia hanno infatti ritenuto doveroso oltre che significativo presentare a Bari i risultati di due ricerche. La presentazione si è tenuta nella Sala Consiliare della Sede della Provincia alla presenza dell’assessore provinciale Francesco Caputo edell’assessore regionale Dario Stefàno.
L'indagine sui cittadini non cacciatori ha evidenziato in maniera evidente come sull'accettazione della caccia fondamentale sia conoscenza che ne ha l'opinione pubblica tramite i media. Tirando le somme, si osserva una grande ignoranza in materia presso i siciliani, i calabresi, i lucani e i pugliesi: il 48% non sa niente o quasi dei limiti alla caccia imposti dalle normative attuali (versus il 45% del totale degli Italiani); il 26% ne conosce solo alcuni; non più del 26% risulta ampiamente informato.
I cacciatori hanno dimostrato di essere fruitori attenti e consapevoli della natura e della fauna, mettendo fra le loro priorità (70%) quelle di una caccia responsabile, esprimendo preoccupazione verso l’attività venatoria non regolamentata e non limitata (61%) e ponendo il bracconaggio al primo posto (81%) fra i fenomeni che danneggiano la caccia e i cacciatori.
“Sul tema della caccia viviamo in Italia una stagione di cambiamento culturale" ha commentato l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno. "Per quanto mi riguarda, - ha continuato l'Assessore - trovare una giusta mediazione tra le diverse posizioni è la vera sfida, ricercare cioè la migliore traccia possibile tra le esigenze e le aspettative delle diverse sensibilità coinvolte, anche di quelle agricole, che non corrispondono più piè pari a quelle venatorie, come un tempo quando quasi sempre l'agricoltore era anche il cacciatore. In Puglia questa necessaria traccia comune la ricerchiamo anche attraverso la partecipazione ai lavori del Comitato tecnico faunistico venatorio regionale, pensato e costituito proprio come luogo di concertazione. In fondo, la gestione sociale e la collaborazione tra cacciatori, agricoltori ed ambientalisti è essenziale, non solo perché è un requisito di legge ma perché ciascuno esercita un ruolo che ha riflessi determinanti per la tutela e la gestione dell’ambiente e degli ecosistemi”.
“Appare chiarissimo che - ha sottolineato il sociologo Enrico Finzi - qualora la pubblica opinione fosse resa largamente edotta del fatto che in Italia non è consentita la caccia ‘selvaggia’, il favore per l’attuale attività venatoria, in quanto responsabile e sostenibile, crescerebbe in misura consistente. Dal punto di vista dei praticanti la caccia, invece – continua Finzi - uno degli aspetti più interessanti è il fatto che i cacciatori del mezzogiorno si sono rivelati con questa indagine persone straordinariamente legate alle tradizioni, amanti della compagnia. La caccia è infatti un’attività che si tramanda attraverso la famiglia, gli amici e il passaparola e questo è un dato straordinario soprattutto in questi tempi predominati dalla comunicazione tecnologica, anche in queste regioni meridionali'”.
“Con queste due ricerche – dichiarano i committenti CNCN e Face Italia – abbiamo fatto passi importanti sulla strada di una necessaria maggior conoscenza della complessa materia venatoria,dentro e fuori il nostro mondo. Le indicazioni raccolte sono essenziali per dare risposte concrete alla società e ai cacciatori italiani. I tour regionali vogliono essere una risposta alla evidente mancanza di una corretta informazione nazionale e locale in merito all’attività venatoria, per contrastare l’immagine distorta che fino ad ora ha sempre trovato spazio nell’immaginario collettivo”.