Giorni fa la Coldiretti varesina ha sollecitato misure concrete per tutelare gli agricoltori dai danni degli ungulati, prima di tutto attraverso i dovuti risarcimenti. Sul problema è intervenuto il presidente provinciale di Federcaccia, Luigi Roi, il quale si chiede come mai le consistenti tasse governative e regionali versate dai cacciatori non vengano impiegate nella gestione faunistica. “Basterebbe utilizzare questi fondi (una parte almeno) – scrive Roi nella sua lettera al quotidiano - e la copertura dei danni sarebbe garantita”.
Un vuoto a cui fanno fronte i cacciatori: “la nostra categoria – evidenzia - in via totalmente volontaria, ha contribuito in questo ultimo anno al pagamento dei danni causati dalla selvaggina in una quota superiore a quanto richiesto; lo abbiamo fatto proprio in considerazione dell’importanza dell’agricoltura sul territorio senza polemizzare con chi invece a questa incombenza era preposto dalla legge”. In un territorio fortemente antropizzato come quello della provincia lombarda ma anche del resto della nazione, torna a ribadire Roi, il prelievo venatorio bilanciato e scientificamente gestito, è l'unico strumento per bilanciare l’eccezionale presenza di ungulati che decenni di gestione hanno saputo creare (mufloni, cervi, caprioli, cinghiali, ..).
“Visto i risultati ottenuti (sarebbe meglio dire ‘non ottenuti’) fino ad oggi non resta, a mio avviso, che una soluzione: affidare la gestione faunistica di tutto il territorio provinciale a chi queste cose le fa con passione: i cacciatori. Quale associazione venatoria ci candidiamo ad assumere questo ruolo e siamo sicuri che sapremo ben gestire il capitale preservando gli interessi di chi il territorio, come noi, lo vive e lo interpreta giorno dopo giorno: gli agricoltori”. “Non è certo una novità – spiega - , in Alto Adige la Federcaccia gestisce da anni, in prima persona, l’attività venatoria così come ha fatto nel passato nel resto d’Italia liberando la Provincia da un’incombenza che la legge le ha voluto affidare ma che non è in grado di gestire o, almeno, questo ci dicono le lamentale raccolte sul territorio”.