Durante l'ultima riunione del Tavolo Tecnico sulla caccia tenuta giovedì 15 giugno 2011 si è tornati a discutere del presunto accordo sui calendari venatori, cui ricordiamo hanno formalmente manifestato il loro dissenso tutte le associazioni venatorie aderenti a Face Italia. In una nota Anlc fa sapere di essere rimasta sola a rappresentare le riserve del mondo venatorio e a contrastare sia il metodo che il merito del documento finale del tavolo, che si presenta fortemente restrittivo nelle date di apertura e chiusura.
Ecco alcuni esempi riferiti dalla Libera Caccia: apertura a tutte le specie al primo ottobre, chiusura anticipata per pernice, starna e coturnice (1 ottobre – 30 novembre), chiusura anticipata per gli acquatici al 20 di gennaio, chiusura anticipata per la Beccaccia alla 3^ domenica di gennaio, chiusura anticipata al Tordo sassello-bottaccio e Cesena alla 3^ domenica di gennaio, periodo di caccia al fagiano dal 1 di ottobre al 31 di dicembre, chiusura anticipata per la Quaglia alla 3^ domenica di novembre, chiusura anticipata per la Tortora al 20 di ottobre, eliminazione del Combattente dalle specie cacciabili e divieto di caccia per la Moretta nelle aree dove nidifica su segnalazione dell’Ispra.
Su questi contenuti secondo quanto riferisce la nota Anlc, avrebbe dato pieno appoggio anche l'Arcicaccia, rappresentata da Marco Ciarafoni (responsabile Pd biodiversità e politiche faunistiche). Libera Caccia al proposito si chiede se sia il caso per un'associazione venatoria farsi rappresentare da un esponente politico e al Pd rivolge allo stesso tempo l'invito a chiarire se condivide la posizione del suo rappresentante Ciarafoni in merito ad una nuova pesante limitazioni dei calendari.
“Nel ritenere illegittimo e addirittura al di fuori della legalità il metodo di lavoro del Tavolo Caccia che ha generato un simile documento – ribadisce la nota Anlc - , riteniamo che la sua approvazione non debba comportare nessun obbligo di adeguamento dei calendari venatori per le Regioni italiane”. “L’articolo 18 della legge nazionale n. 157 del 1992 – conclude - non è stato in alcun modo modificato nella parte dove indica i periodi di caccia, quindi se non verranno rispettati i tempi previsti dalla legge, l’Associazione Libera Caccia annuncia fin d’ora possibili ricorsi al Tar o alla Corte Costituzionale contro le Regioni che vorranno tener conto del contenuto del documento sopra esposto per palese contrasto con la norma nazionale”.