“Si sono dette un sacco di inesattezze circa
l’intervento straordinario per il contenimento della popolazione di cinghiali deciso dalla provincia”. Così Alessandro Cottini, Assessore alla Caccia in Provincia di Bergamo, difende il piano deliberato dalla giunta il 13 giugno, per rispondere al consistente aumento dei cinghiali anche in zone finora esentate dal fenomeno.
“L’intervento deciso dalla Provincia si compone essenzialmente di tre parti. La prima riguarda la diminuzione del numero necessario per la composizione delle squadre, da 35 a 20 persone; questo perché abbiamo notato che era difficile raggiungere la quota necessaria per formarne di nuove. La seconda – continua Cottini – è il cambiamento del censimento considerato che i numeri con la modo attuale (a vista, ndr) non coincidono con la reale presenza dei cinghiali. Infine, ed è a mio avviso l’atto più coraggioso, sono le nuove misure per bloccare il controllo della presenza, tanto problematica, di questi animali”.
Le nuove misure consentono a tutti gli effettivi delle forze dell’ordine di intervenire, dopo ovviamente segnalazione, all’abbattimento degli animali. Questi verranno coadiuvati da degli operatori faunistici, non cacciatori, con regolare autorizzazione provinciale rilasciata in seguito a corsi ed esami specifici; inoltre agiranno in aree delimitate. Inoltre, ed è forse la scelta più coraggiosa e che probabilmente farà più discutere, si dà la possibilità ai proprietari di fondi devastati di agire, sempre dietro preventiva segnalazione, se in possesso di licenza; in caso contrario possono sistemare trappole per la cattura.
“A chi ci ha accusato di dormire, rispondo che noi siamo svegli anche di notte sull’argomento, tanto è vero che abbiamo preso dei provvedimenti che rompono drasticamente con il passato e con quanto fatto dalla precedente amministrazione. Il problema legati ai cinghiali in eccesso è di tipo non solo economico, ma culturale, etico e sociale, e noi lo abbiamo affrontato democraticamente e ascoltando tutte le parti in ballo che inizialmente non hanno condiviso”. Come i cacciatori, polemici verso le misure adottate. “Già – prosegue il leghista – ed infatti, contrariamente a quanto si è detto, e cioè che erano misure favorevoli a loro, siamo stati subissati da proteste da tutte le associazioni venatorie le quali, dopo un incontro in cui abbiamo dimostrato la bontà del progetto, si sono ricredute”.