Dopo le precisazioni di Stival sulle scelte del calendario venatorio, l'on. Sergio Berlato, in veste di Presidente Associazione per la difesa e la promozione della cultura rurale Onlus, torna a ribadire i punti critici già esposti e a rispondere punto su punto alle spiegazioni dell'Assessore. Anzitutto sottolinea che la contrarietà ai metodi ed ai contenuti utilizzati è stata formalizzata “da tutte le associazioni venatorie facenti parte del Coordinamento delle Associazioni Venatorie del Veneto”, oltre che dal Club del Colombaccio e dalle associazioni ambientaliste Associazione Italiana Wilderness, Ambiente e/è vita e Fare Ambiente.
Rispetto al ritardo nell'approvazione del calendario (secondo Stival è una consuetudine permessa dalla legge) Berlato precisa che non si sono mai verificati ritardi durante la propria gestione dell'assessorato caccia e quelle della collega Donazzan e che il recepimento dell'art. 42 della Comunitaria (altro motivo del ritardo secondo Stival) risale al lontano 2009. Quanto ai Key Concepts ricordati dall’Assessore Stival, “sono inseriti – spiega Berlato - nel Documento ORNIS dell’Unione europea la quale si è limitata a recepire le indicazioni tecnico-scientifiche fornite per l’Italia dall’allora INFS (ora ISPRA), senza il coinvolgimento alcuno né del Parlamento nazionale e neppure del Parlamento europeo”. Nemmeno il parere dell'Ispra è vincolante a norma di legge, sottolinea l'eurodeputato, “tranne che per il posticipo della chiusura della caccia ad alcune specie fino alla prima decade di febbraio per il quale invece il parere è vincolante come esplicitamente previsto dall’art. 42 della Comunitaria”.
Sulla preapertura non concessa il primo settembre (per difesa delle colture in atto secondo Stival), Berlato fa presente che l'appostamento (unica forma concessa in preapertura) non arreca nessun impatto alle coltivazioni. Sulle limitazioni alla caccia di alcune specie come il combattente, la beccaccia, l’allodola, la cesena, il tordo bottaccio, il tordo sassello (consigliate dall'Ispra), l'onorevole fa notare che tutte queste specie in Veneto sono state normalmente cacciate visto il loro stato di conservazione favorevole, “considerando che i più volte evocati Key Concepts prevedono una decade di sovrapposizione che gli stati membri possono utilizzare senza per questo infrangere le Direttive comunitarie”.
Per quanto riguarda le limitazioni sugli ungulati, come già sottolineato, Berlato ribadisce che l'assessore “non può invadere le competenze attribuite per legge alle province che sono delegate a stabilire le modalità di prelievo in Zona faunistica delle Alpi, nel rispetto delle consuetudini locali”.
L'eurodeputato fa anche notare che un vero confronto con le associazioni non c'è stato, visto che dopo la contrarietà di alcune associazioni “ha ha ritenuto comunque di procedere per la sua strada ed introdurre nel calendario le restrizioni condivise solo dai dirigenti della Federcaccia”.
Berlato infine fa sapere che “nei prossimi giorni sarà reso nota la posizioni delle varie associazioni venatorie, anche della provincia di Treviso e di Venezia, in merito all’imposizione delle giornate fisse per la caccia alla selvaggina stanziale, così come sarà nostra cura richiedere formalmente la documentazione all’Amministrazione provinciale di Treviso sulle modalità in base alle quali si è tenuto questo fantomatico referendum fra i cacciatori, a chi e stato rivolto e quali ne siano stati gli esiti documentati”.