Caccia Ambiente rende pubblico il testo della
querela depositata in questi giorni alla Procura di Salerno nei confronti della rappresentante dei Verdi,
Cristina Morelli, per aver equiparato i cacciatori ai mafiosi e dei quotidiani che avevano riportato il pesante paragone.
La denuncia risale al dibattito innescato a seguito della notizia di una lezione che avrebbe dovuto tenersi alle scuole primarie di Rocchetta di Vara (SP) con i cacciatori del posto. “Pensare che solo perché a Rocchetta Vara in ogni famiglia esiste un cacciatore, questo può permettere di insegnare la caccia come il rispetto delle tradizioni, è come dire che in quei territori dove la mafia è purtroppo ben radicata, in ogni famiglia potrebbe esistere un mafioso e quindi facciamo educazione a diventare mafiosi ”, aveva infatti dichiarato la Morelli. Un paragone inappropriato e offensivo per Caccia Ambiente: "si propone un parallelismo inaccettabile - scrive nella querela- tra la tradizione, evidentemente radicata nelle famiglie di Rocchetta Vara, di praticare la caccia - attività perfettamente legittima, se esercitata secondo le regole e nei periodi previsti dalla legge – e la potenziale, a detta della Morelli, possibilità che nelle famiglie residenti in territori ove è radicato il fenomeno mafioso almeno un componente della famiglia possa appartenere alla suddetta organizzazione criminale".
"Dobbiamo continuare ad alzare la voce - si legge nel comunicato di Caccia Ambiente -, come già evidenziato nell’editoriale del numero di febbraio del nostro giornale, “.…rifiutandoci di leggere vedere o ascoltare giullari anticaccia che ambiscono a farsi pubblicità alle nostre spalle….”.
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