Il calendario venatorio veneto, avversato dall'Acv – Confavi e da altre associazioni, come ogni anno è anche nel mirino degli animalisti. Annunciando l'immancabile ricorso al Tar, il Coordinamento protezionista vicentino definisce il provvedimento approvato “una delibera per sparatori che allunga la stagione di caccia” anziché ridurla, come, avrebbe stabilito – sempre secondo il gruppo animalista - l'articolo 42 della Comunitaria (che in realtà ha previsto la possibilità di adeguare i prelievi per alcune specie ai periodi di migrazione e riproduzione, ndr).
In particolare i protezionisti contestano il mancato rispetto delle indicazioni fornite dall'Ispra nella sua guida per la stesura dei calendari, fortemente limitante per il mondo venatorio se relazionata ai parametri Key Concepts della Direttiva Uccelli e comunque non vincolante per le Regioni.
“Quando si continuano ad inserire nel calendario venatorio specie a rischio come il combattente, la moretta, la canapiglia, la pernice bianca, la tortora selvatica, etc.. - dichiara il portavoce del Coordinamento, Renzo Rizzi - significa, che nel mondo degli appassionati di Diana non esiste interesse alla tutela dell’ambiente e delle specie più a rischio. E le cose vanno peggio quando si insiste a volere aumentare la durata della stagione venatoria da settembre a febbraio, invece di prevedere l’apertura il 1° ottobre e la chiusura verso il 20 gennaio”.