In una articolata missiva rivolta al Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, l'Associazione Siciliana Caccia e Natura (ASCN) denuncia l'ennesimo pasticcio sulla caccia in Regione. Secondo l'associazione, la modifica della legge regionale appena approvata in consiglio, è stata stravolta rispetto al testo che era stato licenziato dalla Commissione con un emendamento che ha cercato di rattoppare maldestramente un errore di calcolo presente nella bozza del Piano Regionale predisposta dall'Assessore all'Agricoltura.
In questo testo infatti viene sancito che solo una provincia su nove raggiunge la percentuale minima del 25% di territorio protetto stabilita per legge (sarebbero invece tre le province: Catania, Messina e Palermo ben al di sopra del 30% di territorio protetto). E così, approfittando del Ddl proposto per consentire il regolare svolgimento della stagione 2011 2012 in assenza del piano faunistico venatorio ancora non pervenuto, il Governo regionale ha pensato bene di moficare la legge regionale per diminuire la superficie minima di territorio protetto (dal 25 al 20%), da computarsi a livello ragionale.
Tuttavia, poiché – sempre secondo i calcoli del redattore – la media tra tutte le province regionali non arriva comunque a raggiungere il 20%, secondo i Funzionari dell’Assessorato occorrerebbe chiudere la caccia in tutti i SIC e le ZPS, il cui territorio consentirebbe di “agguantare” un “ragguardevole” 22,5%”. Ecco per Ascn la spiegazione della norma approvata.
L'associazione fa presente che questo errore grossolano sarà senz'altro oggetto di un intervento del Commissario di Stato e sottolinea che ora, con i Sic e le Zps chiusi alla caccia, “il territorio protetto delle Province di Catania, Messina e Palermo supererà il 30-45%, con effetti devastanti sull’ambiente nella misura in cui determinerebbe un’altissima pressione venatoria nei residui territori degli ambiti di caccia”.