Il presidente della Federcaccia di Grosseto, Luciano Monaci, ha ringraziato il presidente della commissione Agricoltura, Paolo Russo e la relatrice Monica Faenzi, accogliendo favorevolmente la necessità evidenziata nell'indagine sui danni della fauna selvatica di intervenire urgentemente per impedire il flagello annunciato dal mondo venatorio. Al contempo Monaci ha auspicato che “tutto non finisca qui, come è avvenuto per le modifiche della Legge 157, perché il mondo venatorio e agricolo non sono più in grado di arginare l'emergenza con le attuali regole e con l'ostruzionismo degli animalisti e ambientalisti fondamentalisti. Cinghiali, caprioli, daini, storni, nutrie, cormorani, piccioni e corvidi stanno flagellando raccolti e produzioni agricole”.
“Dobbiamo gestire tutto il territorio – spiega Monaci -, non sarà più possibile fare a meno dei cacciatori che hanno dimostrato e dimostrano tutti i giorni che il territorio a caccia programmata, gestito dagli ATC e dai cacciatori, non presenta le problematiche riscontrate nelle aree protette, dove falsi moralismi coprono privilegi pericolosi per la salvaguardia del nostro territorio. E' arrivato il momento che i cacciatori entrino a far parte dei comitati e delle strutture delle aree protette, per contribuire ad una migliore gestione, portando tutta l' esperienza e conoscenza che hanno del territorio.
Non è vero poi – scrive Monaci rispondendo alle accuse rivolte nelle ultime ore - che i cacciatori sono solo alla ricerca di fauna da abbattere, lo abbiamo dimostrato nel tempo, basta pensare cosa era la Diaccia Botrona, divenuta una zona umida di importanza internazionale con la gestione dei cacciatori, oggi aggredita dalla salsedine e sola in un lento declino, nonché l'area oggi Parco della Maremma, un tempo gestita dalla Federcaccia, dove la densità sostenibile della selvaggina era garantita attraverso la caccia e la gestione lungimirante dei cacciatori Maremmani. Siamo disponibili a collaborare con tutti, ben vengono gli studi scientifici a supporto di richieste e normative, guardiamo all'Europa che in materia di ambiente e di caccia, attraverso le sue direttive, indica la strada da percorrere, fermiamo il sistema tutto italiano del no a tutto, servono Leggi chiare e non sempre impallinabili con ricorsi al TAR, ricorsi tanto amati dagli animalisti e ambientalisti, forse questi signori non spendono niente per fare ostruzionismo, i cacciatori invece pagano con le proprie tasche tutti i danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole”.