Via libera alla riforma sulle aree protette in Piemonte grazie alle modifiche al testo unico in materia approvate giovedì scorso con 27 sì, 5 no e 11 astenuti. Le nuove norme intervengono su una maggiore fruibilità dei parchi soprattutto in chiave turistica ma anche rafforzando il ruolo dell’Amministrazione regionale che ora avrà due rappresentanti all’interno dei Consigli degli enti gestori.
Per la prima volta poi nelle aree protette, che aumentano di numero con nuove istituzioni, entra la caccia, che potrà essere esercitata a pagamento dai cacciatori residenti nel territorio dell'area protetta o iscritti agli Atc e Ca limitrofi. Si tratta di una possibilità data ai Parchi per una corretta attuazione dei piani di contenimento, cui dovranno attenersi rigorosamente se non vorranno vedersi limitare le risorse economiche passate dalla Regione.
Lo spiega in una nota il presidente della Commissione Caccia Gian Luca Vignale, autore dell'emendamento che ha permesso tale opzione. “Questa novit�– dice -porterà sicuri ritorni ai parchi al territorio non solo per l’immediato pagamento di onere per poter cacciare ma anche per la crescita di un settore importante, come quello turistico venatorio, fino ad oggi non sufficientemente promosso o valorizzato.” Secondo Vignale “il ricorso a cacciatori e l’intensificazione dei piani di abbattimento anche nelle aree protette sarà uno strumento per rimediare alla presenza eccessiva e al proliferare delle specie nocive, causa di grandi problemi per cittadini ed enti, che spesso nei parchi trovano dei veri e propri rifugi. Questa legge è quindi un ulteriore tassello verso l’opera di promozione dell’attività venatoria come strumento di tutela e valorizzazione del territorio oltre che di promozione – e quindi di sviluppo economico”.
In Piemonte, dove sono al vaglio diverse proposte di legge sulla caccia, incombe anche lo spettro del referendum abrogativo, visto che dopo il nodo sciolto sull'ammissibilità della domanda referendaria in una lunga diattriba durata oltre 24 anni tra Regione e Comitato promotore (composto da diverse associazioni animaliste), il quesito potrebbe essere formulato e proposto ai cittadini regionali durante la prossima primavera. La Regione infatti, dopo l'ultima sentenza della Corte d'Appello di Torino del 2010, che aveva sancito la legittimità del referendum, ha rinunciato al ricorso in Cassazione. L'ormai ventennale richiesta riguardava la messa in protezione di 25 specie oggi cacciabili, il divieto di caccia su terreno innevato, l'abolizione delle deroghe ai limiti del carniere per le aziende faunistiche private e il divieto di caccia la domenica. Praticamente l'abolizione della pratica venatoria in regione.