Fermo dissenso dalla
Federcaccia regionale e da quella nazionale per la decisione presa dalla Giunta dell'Emilia Romagna sullo
storno, che "malgrado la grave situazione denunciata anche dalla Camera dei Deputati", commenta in una nota l'associazione in riferimento ai lavori sui danni causati dalla fauna selvatica, ha approvato una delibera che prevede il prelievo in deroga solo "
da appostamento fisso o temporaneo, senza uso di richiami" ed "...
esclusivamente nel raggio di 100 metri dai confini degli appezzamenti in cui sono in atto sistemi dissuasivi incruenti a protezione delle colture" e sono presenti frutti pendenti!
La regione decide così di abbandonare il percorso intrapreso nelle precedenti annate, che aveva portato - commenta Federcaccia - a risultati soddisfacenti nella diminuzione dei danni all'agricoltura. "Appare evidente l'inadeguatezza di tali modalità - si legge nella nota Fidc - per arginare un problema che costa ogni anno alla Regione e quindi ai contribuenti € 1.920.000,00 di danni, dei quali € 480.000,00 riferibili al solo storno". A quanto pare la Regione si è adeguata alle indicazioni dell'Ispra, "allineandosi all'interpretazione di chi attribuisce a questo parere valore vincolante" è il commento di Fidc.
"Riteniamo - spiega ancora la nota - che nell'adottare i provvedimenti relativi alle deroghe, la Regione Emilia Romagna, nel pieno rispetto delle norme, meglio avrebbe fatto a ricorrere ad un atto maggiormente rispondente all'esigenza di prevenire i danni alle colture, evitando di dissipare risorse economiche, mai come in questi tempi così preziose per la comunità tutta, per risarcire danni evitabili con modalità di prelievo concrete, efficaci, ma soprattutto basate sul buon senso".
"Se si pensa poi che per lo storno il Governo ha recentemente presentato alla Commissione Europea la richiesta di introduzione della specie fra quelle cacciabili in Italia, così come già per la quasi totalità degli Stati membri, che supererebbe definitivamente i problemi legati alle deroghe, e lo ha fatto supportato proprio da un rapporto ISPRA sulla specie - conclude Fidc chiedendo alla Regione di tornare sui suoi passi - appare ancora meno comprensibile il perché di tante limitazioni che finiscono con l'essere di fatto contrarie all'indirizzo generale relativo a questa specie".