Quest'anno anche l'Emilia Romagna pare sia costretta a rinunciare ad un prelievo efficace dello storno. Come si è appreso dalla posizione esplicitata dall'assessore Rabboni – che però sull'argomento lascia intendere la possibilità di nuovi sviluppi se si faranno le dovute pressioni- , ciò è dipeso dalla contraddittoria posizione dell'Ispra che da un lato ammette che la specie è in aumento e dall'alto dice di non disporre dei dati sugli abbattimenti.
Quei dati, dicono le associazioni venatorie, potrebbero fornirli i cacciatori, “se solo si volesse coinvolgerli in modo tecnico”, come per altro avviene sistematicamente in altri paesi UE. In un documento sottoscritto dalle associazioni venatorie Federcaccia, Liberacaccia, Enalcaccia della provincia di Ravenna e dal Tavolo Verde delle Associazioni Agricole, si fa presente che questa grave situazione non solo danneggia pregiate produzioni agricole e le economie del settore ma anche tutti i contribuenti, visto che parte del loro gettito tributario è destinato a tamponare i danni della fauna selvatica.
I cittadini non lo sanno, così come non sanno – sottolineano le associazioni - che i danni provocati dalle specie cacciabili fuori dalle aree protette vengono invece rimborsati con denaro derivante dai tesserini venatori e che nel 2010 in provincia di Ravenna tali danni sono stati rimborsati al 100%.
Alla Regione le associazioni chiedono la revoca della delibera adottata e l'approvazione di una normativa per il prelievo in deroga dello storno “nel pieno rispetto delle norme” che consenta di attuare, come nelle ultime due annate venatorie, il prelievo necessario per calmierare l’impatto sulle colture agricole. Presso le Associazioni Venatorie è in corso una raccolta di firme per sostenere la modifica della delibera.
(25/08/2011)
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