Riceviamo e Pubblichiamo
Tanti sono gli errori commessi in questi anni dal mondo venatorio italiano e da chi, più o meno degnamente, ha tentato di rappresentarlo.
Tra tutti quelli che si possono ancora commettere, il più pericoloso è senza dubbio quello che può portare all’isolamento della caccia e di chi la pratica.
Quando parliamo della Cultura rurale come di un grande mosaico di cui la caccia è solo uno dei tanti tasselli rappresentanti tutte le attività portatrici della Cultura rurale, ci riferiamo proprio alla necessità di impedire che anche uno solo di questi tasselli, magari quello al momento più debole, possa essere strappato da quel mosaico.
Pensare ad una difesa corporativa di un solo tassello, isolandolo dal resto del mosaico e dalla società civile, non significa mandare allo sbaraglio solo coloro che si illudono di poter fare da soli (solo noi possiamo aiutare noi), ma significa danneggiare l’immagine e la credibilità di tutti gli appartenenti a quella specifica categoria.
Risulta fin troppo facile prevedere che le altre forze politiche, per ovvio opportunismo, non esiterebbero a speculare su un probabile insuccesso elettorale del partito dei cacciatori rinfacciando a tutti gli appartenenti a questa categoria il fatto di essersi fatti contare e di aver fornito la prova che sono una esigua minoranza alla quale è stato finora dato molto di più di quello che meritava.
Se vogliamo fare un’analisi realistica delle possibilità di successo di un partito di soli cacciatori in Italia, dobbiamo partire dalla ipotetica base elettorale su cui si spera di attingere i consensi.
Quanti dei settecentomila cacciatori italiani sarebbero disposti a votare per il partito dei cacciatori?
Quale posizione andrebbero ad assumere i dirigenti politicizzati delle varie associazioni venatorie italiane quando i loro padroni politici impartissero l’ordine di sabotare o boicottare il partito dei cacciatori? E’ pur vero che non tutti i dirigenti venatori sono politicizzati ma è altrettanto vero che, i molti che lo sono, riuscirebbero a dissuadere, con varie argomentazioni, la maggioranza dei cacciatori dall’intento di votare il partito dei cacciatori.
Ma prima ancora di pensare ai risultati conseguibili se un nuovo soggetto politico si volesse presentare alle prossime elezioni politiche, c’è consapevolezza delle difficoltà che si dovrebbero affrontare, partendo dall’obbligo della raccolta delle firme autenticate necessarie alla presentazione della lista in ogni singolo collegio elettorale d’Italia?
Partiamo invece dal presupposto che la potenziale base elettorale di un nuovo grande soggetto politico non si limiti ai soli cacciatori italiani ed ai loro famigliari, ma che si estenda a tutti i portatori della Cultura rurale.
Le varie difficoltà imposte dalle normative vigenti sarebbero senza dubbio più facilmente superabili, compreso lo sbarramento del 4% che, se non raggiunto, vanificherebbe ogni sacrificio ed impedirebbe l’accesso in Parlamento di qualsiasi rappresentante del nuovo soggetto politico.
Unica consolazione rimarrebbe il cospicuo rimborso delle spese elettorali riconosciuto ai legali rappresentanti dello sfortunato soggetto politico nel caso in cui il risultato elettorale superasse l’1% dei voti espressi.
Siccome ci rifiutiamo di credere che tutte queste informazioni non siano conosciute dai promotori dei piccoli partiti che si propongono di presentarsi alle prossime scadenze elettorali e siccome ci rifiutiamo di credere che a costoro interessino solo i rimborsi delle spese elettorali, confermiamo la nostra volontà di favorire l’unione di tutti coloro che vogliono dar vita ad un unico grande Movimento per la Cultura Rurale che possa unire le forze di tutti i portatori della Cultura rurale e rappresentarli degnamente a tutti i livelli istituzionali.
Ufficio stampa
Movimento per la Cultura Rurale