Un'impiegata del comune di Cortona (AR) chiede di essere esonerata dalla consegna dei tesserini venatori, perché contraria alla caccia. La notizia, riportata in queste ore addirittura dall'agenzia Ansa e trattata dai maggiori quotidiani, spiega che la cinquantenne avrebbe inviato specifiche richieste per iscritto al segretario generale del Comune e al responsabile del suo ufficio, appellandosi niente meno che alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici. Una obiezione di coscienza in piena regola insomma, che ci riporta alla mente la recente sentenza relativa ad un altro fervente cittadino animalista, questa volta tedesco, che analogamente alla signora di Cortona, chiedeva il permesso di vietare ai cacciatori di poter cacciare sui propri terreni.
Forse questa volta non si arriverà a scomodare la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ma per dovere di cronaca dobbiamo ricordare che in quell'occasione (leggi qui) il tribunale dette ragione ai cacciatori, ricordando che la caccia è un'attività tutelata e utile alla salvaguardia dell'ambiente. E' proprio il suo aspetto di pubblico interesse che a nostro avviso risponde anche a questa vicenda. La signora in questione, svolgendo un lavoro di interesse pubblico, tra le cui mansioni rientra anche quella di accogliere i cacciatori per la consegna dei tesserini venatori, non può appellarsi ad un proprio egoistico desiderio privando gli altri cittadini di un servizio pubblico, a meno che mossi da pietà e comprensione, siano gli stessi funzionari del comune ad accontentarla, magari modificando le mansioni della dipendente comunale.
Il che però potrebbe aprire la porta a conseguenze insolite. Altri dipendenti comunali, appellandosi alla concessione, potrebbero rifiutarsi di redigere bollettini di tasse che ritengono ingiuste o scegliere di non consegnare un tale altro documento ad una persona a loro sgradita, magari per il colore della sua pelle. Troppo forte il paragone? Beh, se non è una forma di discriminazione quella auspicata nei confronti dei cittadini cacciatori, non si capisce come altro definirla. Chiedere è lecito, per carità. Ma fin dove vogliamo spingerci con le rispettive chiusure l'uno verso l'altro? Non sarebbe molto più semplice - e lo diciamo anche alle associazioni animaliste che hanno appoggiato l'appello della obiettrice, chiedendo il rispetto dei suoi “ideali” - , cercare di comprendersi e rispettarsi? Lav, Enpa e Oipa in aggiunta, hanno approfittato dell'attenzione della stampa per dichiarare il falso, ovvero che "nella stagione venatoria 2010 - 2011 ci sono stati 35 morti", nemmeno l'associazione vittime della caccia si è mai spinta così oltre (ne ha contati 25 la scorsa stagione, aggiungendo cadute e morti per infarto). Gli animalisti dicono anche che il 70% degli italiani sarebbe contrario alla caccia. Nemmeno questo è vero, se informati sulle regole e limiti, gli italiani promuovono l'attività venatoria.
Intanto dal Comune, come si apprende da Repubblica.it, è già giunta una risposta. "E' folklore - dichiara il sindaco Andrea Vignini, ricordando che la legge italiana non prevede l'obiezione di coscienza in casi simili -. Abbiamo già risposto alla signora spiegando che, siccome in quell'ufficio sono in tre persone si può mettere d'accordo con le altre e farsi sostiuire nella consegna dei tesserini ventori". "E data la situazione generale di crisi e di problemi che ci sono in giro, mi sembra una richiesta stravagante - conclude - contando anche sul fatto che il tesserino consegnato dagli impiegati è l'ultimo atto di una decisione già presa da altri uffici comunali sul permesso di cacciare".
(09/09/2011)
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