Riceviamo e pubblichiamo:
Non poteva finire diversamente l'assemblea regionale di Caccia Ambiente, organizzata in Veneto per la serata di venerdì 9 settembre u.s.
Dopo settimane di pubblicizzazione su internet, dopo una martellante serie di inviti alla partecipazione fatti circolare tra i cacciatori del Veneto e di altre regioni del Nord Italia, il palazzetto dello sport di Campagnalupia (VE) , capace di contenere oltre duemila cinquecento spettatori, e' rimasto desolatamente vuoto.
Ci siamo presi la briga di contare il numero dei partecipanti a questo incontro che, a detta degli organizzatori, doveva rappresentare il segnale dell'incontenibile dilagare del partito dei cacciatori anche in Veneto.
Se annoveriamo tra gli intervenuti anche i cinque carabinieri mandati a sorvegliare lo svolgimento dell'assemblea regionale di Caccia Ambiente e se conteggiamo anche i diciassette osservatori mandati in rappresentanza dell'associazione Cacciatori Veneti-CONFAVI, il totale complessivo delle persone presenti nel palazzetto dello sport e' stato di 42 ( quarantadue) unità, relatori compresi.
Partiamo dai relatori: dei sette relatori che si sono avvicendati negli interventi durante l'assemblea, non c'era un solo rappresentante di una sola categoria portatrice della cultura rurale diversa dai cacciatori.
Considerando che in Veneto vivono ed operano, oltre ai 55mila cacciatori, anche diverse decine di migliaia di pescatori, di agricoltori, di allevatori, di raccoglitori di funghi, ecc...il fallimento annunciato dell'assemblea regionale di Caccia Ambiente in Veneto, che segue analogo epilogo verificatosi in Piemonte ed in altre regioni italiane, risulta essere ancor più allarmante.
Riteniamo pertanto che, quanto sta avvenendo in molte parti d'Italia, imponga a tutti noi portatori della Cultura rurale un'attenta analisi ed una profonda riflessione.
Capire le cause della sconfitta per preparare le prossime vittorie.
Non si favorisce l'unione delle forze scagliandosi contro tutto e contro tutti e, peggio ancora, contro chi sta dalla stessa parte della barricata. Non si può avere un futuro se non si costruisce il presente partendo da una solida base culturale.
Chi vuol prendere ad esempio ciò che e' accaduto vent'anni fa in Francia in un contesto sociale e culturale molto diverso dall'Italia, con il partito dei cacciatori (Cpnt) non capisce che da allora i tempi e le situazioni sono radicalmente cambiate. Lo scontro culturale in atto nel nostro Paese tra i portatori della cultura urbana ed i portatori della Cultura rurale, ha raggiunto negli ultimi anni un'evoluzione ed un livello mai riscontrati prima d'ora.
In questo contesto, isolare il mondo venatorio italiano in un partitino dei cacciatori rappresenterebbe una scelta catastrofica che infliggerebbe il colpo di grazia alla caccia ed a chi ancora la pratica.
Riteniamo invece che i tempi siano maturi per unire le forze di tutte le realtà portatrici della Cultura rurale e farle rappresentare a tutti i livelli istituzionali da un unico grande Movimento per la Cultura Rurale.
Il Coordinamento per la difesa e la promozione della Cultura rurale, convocato per il giorno 16 settembre p.v. alla presenza dei rappresentanti di tutte le realtà portatrici della Cultura rurale sarà chiamato ad organizzare un grande convegno nazionale sulla Cultura rurale.
Sarà quella una grande occasione per dimostrare all'opinione pubblica la nostra capacità di privilegiare le ragioni che ci uniscono e tralasciare quelle che ci dividono. In palio non c'è solo il destino della caccia e la dignità di chi la pratica: la posta in gioco e' il destino della nostra Cultura rurale e con essa di tutte le attività che ne sono portatrici.
Ufficio Stampa
Movimento per la Cultura Rurale