"In attesa del giorno in cui potremo finalmente abolire la caccia, è importante vigilare sul rigoroso rispetto delle direttive europee e delle leggi nazionali da parte delle Regioni, che troppo spesso e troppo volentieri cedono alle pressioni delle lobby dei cacciatori e di chi li tutela". Così recitava il saluto del Ministro Brambilla inviato a sostegno della manifestazione contro la caccia di Torino.
La Brambilla, come di consueto, aveva sfoderato i vecchi cavalli di battaglia, rivendicando "il rifiuto deciso alla barbara pratica della caccia" da parte di "una schiacciante maggioranza dell'opinione pubblica che non deve più essere ignorata". "Chi va a caccia, infatti - sentenziava la ministra - uccide animali innocenti per puro divertimento e danneggia gravemente l'ambiente che è patrimonio di tutti".
Il tema del consenso popolare torna di continuo nelle dichiarazioni del ministro, così come in quelle di molte associazioni animaliste. "Chi si oppone alla caccia - rimarcava ancora in quel messaggio diffuso il giorno della manifestazione torinese - ha la forza per cambiare le cose e lo dimostrerà con il referendum che si terrà in Piemonte il prossimo anno.
Alla luce degli esiti della "grande mobilitazione nazionale contro la caccia" che così grande certo non è stata, sarebbe forse il caso che questi anticaccia predessero coscienza di ciò che realmente rappresentano in Italia e avessero il buon senso di ridimensionare i propri comunicati futuri. Se la "forza" è quella che si è vista sfilare per le vie di Torino, viene da aggiungere, i cacciatori non hanno nulla da temere.
(20/09/2011)
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