Per molti è il segnale che qualcosa sta realmente cambiando nell'approccio da parte degli organi di informazione e nella percezione degli spettatori. Uno ad uno i pregiudizi anticaccia sembrano scivolare nell'oblio, tanto che anche la conduttrice di Geo & Geo, Sveva Sagramola, che ci aveva abituato a periodiche uscite dal sapore animalista, venerdì scorso ha aperto la trasmissione sulla caccia grossa, quella praticata ai grandi mammiferi in molte zone del mondo, molto costosa, ma che (parole della conduttrice) “va compresa e conosciuta”, perché, “anche se può sembrare paradossale questo tipo di caccia può contribuire alla salvaguardia di molte specie animali”.
In studio a parlarne c'erano uno zoologo di fama internazionale, Luigi Boitani (docente all'Università La Sapienza di Roma) e l'ex cacciatore professionista Massimiliano Tornielli. La parola è subito andata allo zoologo, che ha potuto confermare ciò che è oggetto della campagna Face pubblicata su tutti i quotidiani italiani “la caccia – ha detto - quando è condotta in una maniera biologicamente sostenibile, anzitutto non danneggia il patrimonio biologico, e quindi non è contraria alla conservazione, e nel caso specifico (della caccia grossa, ndr) è addirittura d'aiuto alla conservazione perché è svolta da persone che controllano una determinata area”, persone, spiega poi, che hanno speso e investito molti quattrini e che hanno quindi tutto l'interesse che questo investimento perduri nel tempo e produca un guadagno. Questo significa – ha concluso lo zoologo - il mantenimento di una popolazione sana di animali cacciabili.
“A monte di tutto questo – spiega Massimiliano Tornielli in merito alle concessioni di caccia date dai governi dei diversi paesi – vi è un'analisi fatta da zoologi di professione che una volta individuata la densità ottimale di animali su un determinato territorio determina la possibilità di creare una quota di abbattimento sostenibile. Questa quota di abbattimento viene normalmente gestita dai dipartimenti di caccia e attraverso varie forme di trattative private, concessa ai professionisti”.
“Si pensa soprattutto all'Africa – ha continuato il Prof. Boitani – in realtà avviene anche alle porte di casa nostra, possiamo fare abbattimenti in Ungheria, Slovenia di orsi, lupi e ungulati ed è la stessa situazione”. Tornando all'Africa, ma non solo, si è parlato di come questi proventi vadano a favore della conservazione finanziando il mantenimento di parchi e grandi riserve naturali preservate all'avanzare del cemento e dell'agricoltura intensiva. Risorse a tutto vantaggio di nuovi studi e progetti scientifici per monitorare il territorio e incentivare la conservazione. “Paradossalmente – ha aggiunto lo zoologo – se noi dessimo in concessione di caccia al trofeo, quelle piccole zone in cui è rimasto il leone, credo che ci sarebbero più chances di conservazione attraverso un regime di caccia controllato che non lasciandole al conflitto con le persone locali”. C'è poi l'indotto del turismo venatorio, in alcuni luoghi vero e unico volano per la crescita di economie altrimenti atrofizzate.
La conduttrice ha parlato dei pregiudizi nei confronti del cacciatore, visto spesso dai non cacciatori, ha detto, “come una specie di mostro assetato di sangue”. “Le assicuro – le ha risposto Tornielli - che ciò che muove l'animo del cacciatore non è nulla di quanto è luogo comune nell'opinione pubblica. E' forse un paradosso ma il cacciatore ama gli animali tanto e forse più di tante altre persone, e soprattutto li conosce di più”. Alla base, ha aggiunto, c'è l'etica dell'ambiente e del rispetto dell'animale, il successo - ha detto spiegando la filosofia del safari - è quello di aver raggiunto l'animale anche dopo settimane di ricerca, il momento dello sparo è quasi irrilevante".
(03/10/2011)
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