Era stata salutata con il favore delle maggiori forze politiche della Regione Lombardia la nuova legge sulla caccia in deroga per il prelievo a storno, fringuello, peppola, pispola e frosone, approvata a fine luglio da una larga maggioranza, dopo un anno di stop per il timore di incorrere in infrazioni comunitarie. E anche se il relatore Mauro Parolini aveva pronunciato queste parole “la nuova formulazione di questa legge recepisce le indicazioni delle sentenze dello scorso anno e ci dovrebbe così mettere al riparo dal rischio di vedere il provvedimento impugnato dalla Corte Costituzionale”, il fuoco amico ha colpito ancora.
Non è bastato limitare i prelievi entro una quota inferiore all'uno per cento, in relazione anche agli ultimi dati disponibili pubblicati da Ispra e Birdlife international, il Governo ha deciso di impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale, perché, si legge nella motivazione, la legge “presenta profili di illegittimità, contrastando con la vigente normativa nazionale in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, per la quale lo Stato ha competenza esclusiva”.
Nell'impugnativa si fa inoltre riferimento al calcolo della "piccola quantità" prelevabile e al fatto che non può riternersi valido nel caso di uccelli migratori ampiamente distribuiti in Europa, come appunto le specie indicate dalla Regione Lombardia. In secondo luogo - si legge nel testo dell'impugnativa -, i dati riferiti al 2005 risulterebbero comunque inutilizzabili in quanto non aggiornati". "La legge regionale in questione - continua la motivazione - non menziona l'acquisizione del parere dell'Ispra o dell'eventuale Istituto regionale, obbligatoria ex art. 19 bis, comma 3 della l. 157/92. A tal proposito, si rammenta che la Corte Costituzionale ha più volte ribadito (v. per tutte Cost. n.266/2010) che il parere dell'Ispra è normativamente prescritto quale standard minimo ed uniforme di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema inderogabile per il legislatore regionale".
(05/10/2011)
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