“In questi mesi passeggiare nei boschi non è consigliabile. C’è una guerra in atto”. Anche la Colò, che aveva finora indirizzato le sue sfrecciate anticaccia nel contesto dei buoni sentimenti verso gli animali, sceglie la via del terrorismo psicologico. In pieno stile Vittimedellacaccia, anche lei vorrebbe far passare il concetto che si rischia di essere impallinati ogni volta che si mette il naso fuori di casa. “Ora si parla di omicidi e ferimenti, non di opinioni caccia sì – caccia no” scrive con sagacia Licia nella sua rubrica Animali & Animali sul sito Ilsalvagente.it. Poi alza decisamente il tiro “i cacciatori – dice - continueranno a sparare e a muoversi come hanno sempre fatto, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Una vergogna tutta italiana che si ripete a ogni stagione”. E ancora: “d’altra parte chi è avvezzo a uccidere e spargere sofferenza pecca in sensibilità e rispetto per gli altri, una forma di disprezzo della vita a qualunque specie appartenga”, parola della Licia nazionale.
Ci si potrebbe chiedere perché chi è sempre stato ideologicamente anticaccia, sfruttando il suo potere mediatico ad ogni occasione per promuovere un personale credo antiscientifico, ora improvvisamente punti tutto sul sicuro impatto emotivo delle vittime, tra l'altro continuando a conteggiare senza pudore anche gli infarti o gli scivoloni (si sa con un fucile in spalla ci si affanna e si è meno stabili), con la scusa del “contesto venatorio”. Al momento dell'articolo, a stagione appena iniziata (21 settembre) la Colò parlava già di 10 vittime.
Basta avere un minimo di coscienza critica per accorgersi della maldestra operazione denigratoria di chi non ha altri argomenti, o ne ha sempre meno, probabilmente grazie ad una progressiva attenzione sulle verità via via sempre meno contestabili sulla sostenibilità del prelievo venatorio delle specie oggetto di caccia. Tornando alle “vittime”, infelice espediente lessicale che permette di quantificare insieme morti e feriti, è chiaro che se si vuole fare un discorso serio sulla pericolosità della caccia, bisogna fare i dovuti confronti. Non ci stancheremo mai di dire che per noi ogni morto a caccia è una tragedia e che bisogna aumentare le risorse per prevenirle, ma vogliamo ribadire con forza anche che è uno scandalo che qualcuno faccia finta di interessarsi a quei cacciatori morti (la stragrande maggioranza delle “vittime” venatorie sono infatti cacciatori) per cercare di chiudere un'attività che non approvano.
Se così non fosse la Colò o chi per lei, riserverebbe un minimo di energie anche per spiegare che ogni anno muoiono decine di alpinisti, scalatori, paracadutisti, nuotatori e perfino raccoglitori di funghi. Quando si chiuderà la caccia per un motivo simile bisognerà, per coerenza, ritirare dal commercio tutte le automobili visto che ogni anno sulle nostre strade muoiono decine di migliaia di persone e vietare il lavoro, che ammazza solo in Italia più di mille esseri umani indifesi. Ovviamente nella più completa indifferenza degli amanti degli animali.
E quando sarà che qualcuno farà i conti dei danni ambientali, psicologici, umani provocati dalla Colò quando reclamizza prodotti di largo consumo di cui, diciamo la verità, non c'è proprio un gran bisogno, inculcando, bisogna dirlo, desideri insani e poco salubri nelle menti indifese di consumatori in erba?
(11/10/2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA |