Un “dispiegamento immane di forze, mezzi, uomini e tecnologie”. Così Fabio Faina, Segretario della Federcaccia umbra definisce l'operazione eseguita dal Corpo Forestale dello Stato e dalla Polizia Provinciale di Perugia in occasione dell’apertura della caccia al cinghiale, specificando che solo per la Forestale sono stati impiegati ben 150 uomini per il controllo dei cacciatori con tanto di teleobiettivi, auto “civette”, agenti in borghese.
Il risultato sono 64 sanzioni amministrative, per un totale di 7 mila euro a carico delle squadre, nove fucili sequestrati e una denuncia per esercizio della caccia con mezzi consentiti. Il segretario esprime soddisfazione “nell’apprendere che i controlli venatori ci sono, e che i trasgressori rappresentano una minima percentuale rispetto agli oltre 30mila cacciatori umbri” ma non manca di sottolineare che “appare quantomeno singolare e, meritevole di riflessione, il fatto che in un momento così delicato come quello attuale, in piena crisi economica e con il capoluogo di Regione, Perugia, assediata da problemi di micro e macro criminalità, si utilizzino ben 150 pubblici ufficiali, con circa 70 veicoli a motore e strumenti altamente tecnologici a disposizione per controllare il corretto svolgimento di un hobby, una passione che accomuna tanti cittadini umbri. I quali, è bene ricordarlo, per poter esercitare l’attività venatoria devono per forza di cose essere incensurati e privi di carichi pendenti di un certo rilievo”.
Quanti pubblici ufficiali sono stati utilizzati sul territorio per contrastare la delinquenza e i reati penali? Si chiede Faina. Se il loro numero non è almeno dieci volte tanto, come sarebbe lecito che fosse, il Segretario invita le istituzioni competenti – in primis la Regione Umbria e la Provincia di Perugia – ad aprire un’attenta e seria riflessione circa le reali priorità e gli obiettivi istituzionali, e il migliore utilizzo possibile delle risorse a disposizione per perseguire tali scopi”.