“E’ indubbio che la Corte Costituzionale abbia espresso l’illegittimità delle leggi toscane che consentirono nel 2009 e 2010 la cattura di un limitato contingente di uccelli da destinare come richiami vivi, ma è altrettanto indubbio che questa sentenza è stata pronunciata in mancanza dei presupposti di fatto per poter esprimere un parere diverso, quando invece la loro eventuale presenza avrebbe potuto sancirne la piena legittimità; l’ISPRA, infatti, non ha potuto esprimere il parere del caso in assenza di un censimento aggiornato dei richiami vivi presenti in Toscana”. E' quanto rileva una nota di Arcicaccia Toscana che risponde così ad un comunicato dell'IDV regionale.
Secondo l'associazione l'Idv tralascia volutamente un pezzo fondamentale della vicenda, forse interessata “ad ingrossare le fila della cultura animalista”, così come si dimentica che “le “anguste” gabbiette che “imprigionano” i richiami – scrive Arcicaccia Toscana - hanno le dimensioni che l’ISPRA ha reso obbligatorie” e che “tutte le tradizioni venatorie nei confronti degli uccelli migratori sono perfettamente legali, proprio perché previste e riconosciute dalle leggi vigenti”. Descrivere la detenzione dei richiami alla stregua di un “lager” - sottolinea la nota - è strumentale e sbagliato; i cacciatori migratoristi hanno tutto l’interesse a conservare in piena salute i volatili del caso, che sono alimentati nel miglior modo e sottoposti alle attenzioni più appassionate. Un volatile in cattività vive molto più a lungo di uno in libertà”.
Arcicaccia Toscana guarda con preoccupazione la deriva animalista sposata dall'Idv, utilizzata, come veicolo “per giungere alla privatizzazione della caccia ed al superamento della proprietà pubblica della fauna selvatica”. La vera posta in gioco in realtà sarebbe l'abrogazione dell'art. 842 del Codice Civile.