Si è tenuta giovedì 20 e venerdì 21 ottobre 2011 a Feltre, la 59° riunione dell'Agjso, Comunità di lavoro delle Associazioni venatorie dell’arco alpino sud-orientale, che unisce tre Paesi: Italia, Austria e Slovenia nel segno tradizione faunistica di montagna e della ricerca scientifica. Il tema scelto quest'anno, "Il riscaldamento climatico e le sue ripercussioni sulla flora e sulla fauna alpina", è stato l'occasione per un confronto sui temi, per dirlo con le parole del presidente dell'Uncza Sandro Flaim, "di grande attualità e che superano lo specifico contesto venatorio".
Tanti e importanti i temi affrontati grazie ai contributi di biologi, botanici ed esperti faunistici. Il prof. Cesare Lasen (biologo e geobotanico) ha parlato dell'interazione del clima sul paesaggio vegetale: negli ultimi 40 anni – ha detto - si è assistito a modificazioni sulla presenza di diverse specie di selvatici per l'innalzamento della temperatura, con conseguente perdita di biodiversità.
Armin Deutz, docente di veterinaria dell'Università di Vienna, ha invece illustrato "Gli effetti del riscaldamento globale su camoscio, stambecco e fagiano di monte". Tutte specie, è stato detto, costrette in ambienti più piccoli e non sempre ottimali, visto il progressivo innalzamento del limite superiore del bosco, dovuto a temperature più alte, e all'abbandono di pratiche tradizionali come l'apicoltura. Ne consegue una diminuzione delle popolazioni per l'impoverimento genetico e la comparsa di malattie infettive. La soluzione? “Migliorare la qualità ambientale, adeguare le densità dei selvatici alle capacità degli habitat, prelevare in modo sistematico i capi malati” ha detto l'esperto. “I cacciatori - ha ricordato Deutz - si devono confrontare in modo serio con le tematiche delle malattie della fauna selvatica, del trattamento delle carni e con la corretta gestione delle popolazioni. Un impegno che potrà essere una delle principali motivazioni per il mantenimento dell'attività venatoria così come fino ad ora praticata".
Le interazioni climatiche richiedono, è stato detto a conclusione dei lavori, una sinergia profonda fra biologi, meteorologi e ecologi modellisti. Continuando per esempio le ricerche e il monitoraggio sui galliformi di montagna - con l'insostituibile ruolo dei cacciatori, azioni come questa sono necessarie per proporre misure di conservazione efficaci. Il presidente nazionale della Fidc Gian Luca Dall'Olio, che voluto rendere omaggio ai principi e ai valori che animano l'Agjso, ha auspicato che il suo esempio, anche se non facile, possa essere raccolto anche in altri settori della complessa e articolata realtà della caccia italiana.
(24/10/2011)
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