Poche settimane fa la Lega per l'Abolizione della Caccia ha annunciato l'avvio di Class action nei confronti delle amministrazioni regionali che non hanno versato contributi ai proprietari e ai conduttori di fondi utilizzati ai fini venatori, paventando il possibile esborso di milioni di euro per i contributi arretrati e i risarcimenti.
In una disamina approfondita, Arcicaccia si occupa della questione, analizzando nel dettaglio l'istituto italiano della Class Action, introdotto solo recentemente in Italia, utilizzabile nei confronti della Pubblica Amministrazione per richiedere l’adempimento di servizi ai cittadini. Tra questi non rientrerebbe, secondo Arcicaccia, l’obbligo di contributo ai fini di utilizzo dei fondi per la caccia, non trattandosi di un mancato rispetto di standard qualitativi o quantitativi di pubblico servizio, come previsto nelle finalità della norma, quanto invece un mero inadempimento di obbligo ex lege.
Secondo l'associazione venatoria risulta difficile vedere nell’istituto disciplinato dal Dlgs 198/2009 una vera class action attivabile da parte dei proprietari dei fondi. “Si tratta infatti – spiega la nota - di istituto avente finalità e presupposti totalmente diversi dal mero obbligo ex lege di adempimento da parte della P.A. di erogazione di somme dovute come previsto nel caso dell’art 15 della legge 157/92”.
“Pensare dunque che di class action si possa parlare è piuttosto una forzatura perché i contributi sono piuttosto un credito vantato dai proprietari nei confronti delle Regioni e Province esigibile soltanto se le stesse hanno determinato criteri e modalità di erogazione e gli interessati ne abbiano fatto domanda nei modi e tempi previsti”.
Discorso diverso vale per i singoli proprietari. “Seppure però si possa al momento escludere la possibilità di azione collettiva per richiedere le somme dovuto come contributo per uso dei terreni ai fini venatori, non si può invece escludere che il privato possa agire nelle forme legali previste dall’ordinamento, ovvero davanti al giudice".
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