"Con Decreto Cautelare urgente n. 827, depositato giovedì 27 ottobre, il Giudice Delegato della II° Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale-Sezione di Brescia, ha accolto l'istanza della Lega Abolizione Caccia sospendendo l'efficacia della delibera della Giunta Provinciale di Brescia n. 384 del 30 settembre scorso, con cui autorizzava l'apertura di impianti di cattura di richiami vivi per rifornire chi pratica la caccia da appostamento”.
Lo rende noto l'associazione anticaccia, che aveva impugnato la delibera provinciale sulla cattura di 19.612 esemplari delle specie allodola, tordo bottaccio, tordo sassello, merlo e cesena, in 25 impianti di cattura (18 quelli effettivamente attivati), per la presunta violazione della direttiva Ue 147/2009, che ammette “lo sfruttamento giudizioso di piccole quantità di animali, in condizioni rigidamente controllate, e in mancanza di alternative". La Lac avvisa che che segnalerà la questione nuovamente alla Commissione UE per l'attivazione delle relative procedure di infrazione. Nella sua difesa, come emerge dalla stessa ordinanza del Tar, la Provincia precisa che ha autorizzato l'apertura degli impianti per la cattura dei richiami secondo le disposizioni e i quantitativi stabiliti dalla legge regionale del 26 settembre 2011, ovvero 19.612 esemplari. La Provincia ha ritenuto di riconoscere l'intero quantitativo concesso anche in considerazione del fatto che sommando al numero delle richieste i richiami vivi posseduti dai cacciatori (206.539) si ottiene un quantitativo complessivo di 316.136 capi, ancora notevolmente inferiore - si legge nel testo dell'ordinanza del Tar - al massimo astrattamente consentito all'art. 26 comma 3 della L.R. 16 agosto 1993 n. 26 (nello specifico 415.520 capi).
Nonostante queste precisazioni della Provincia, che non ha comunque ritenuto di costituirsi in giudizio, per il Tar "sembrano esserci sufficienti ragioni per sospendere il provvedimento impugnato in attesa della pronuncia collegiale. Ragioni che attengono principalmente alla sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso nei confronti della legge regionale lombarda sui richiami vivi, che, secondo il Tar, impone un'approfondita valutazione della compatibilità con le norme comunitarie ma anche all'esistenza "quale valida alternativa alla cattura di richiami vivi" della possibilità di acquisto degli stessi in allevamenti privati a carico dei cacciatori (la Provincia sostiene che la produzione non sia comunque sufficiente rispetto alle richieste) e a dubbi sulla quantificazione effettiva dei richiami. Il Tar si riunirà nuovamente sul tema in sede cautelare il prossimo 16 novembre.
(28/10/2011)
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