Si è parlato della coturnice al convegno internazionale della FACE Europa (Federazione delle Associazioni Venatorie e di Conservazione della Fauna Selvatica dell’UE) di venerdì scorso a Bolzano. La specie è sotto il mirino della Commissione Ue, che ha allertato scienziati, tecnici e cacciatori per studi più approfonditi. La complessa rete della Face ha risposto all'appello, raccogliendo dati e informazioni su monitoraggi e piani di gestione attualmente in corso nei paesi Ue. Informazioni che – è stato ricordato durante l'incontro – forniranno un quadro esaustivo sul quale la Commissione potrà basare le proprie scelte di natura venatoria.
Per questo sarà fondamentale la collaborazione dei cacciatori, ha ricordato il Dr. Ivano Artuso presentando la ricerca sui galliformi alpini promossa dall'Uncza. I vari interventi che si sono susseguiti, hanno portato in evidenza la necessità di recuperare gli habitat di questa e di altre specie, come ha sottolineato particolarmente Alessandro Brugnoli, tecnico dell’Associazione Cacciatori Trentini. Ma anche quella di monitorare i diversi cambiamenti del clima, come ricordato da Giorgio Cermignola, dell'Ufficio Caccia e Pesca della Provincia Autonoma di Bolzano.
Al termine degli interventi dei vari rappresentanti europei, il rappresentante della Face Cy Griffin ha anticipato che i risultati dei lavori saranno sottoposti alla Commissione UE. Una considerazione su tutte rende perfettamente il quadro della situazione: la differenza sostanziale per la presenza di popolazioni selvatiche in buona salute – è emerso dai lavori - non è tanto quella riscontrabile fra aree protette e aree cacciabili, ma fra aree non gestite e gestite. Insomma il futuro di questo selvatico paradossalmente è in declino solo se abbandonato dalla gestione faunistica – venatoria e dalla passione di tanti cacciatori alpini.
Un elemento riscontrato in tutte le relazioni è infatti semmai l'impatto negativo riscontrato dall'erosione degli ambienti ideali a causa dell’abbandono delle tradizionali pratiche agricole e di allevamento, soprattutto confrontandole con la situazione più favorevole mostrata dalle aree di Paesi come ad esempio Grecia e Bulgaria dove invece queste ancora sussistono. A fronte, occorre dirlo, di prelievi che nel nostro paese, sono sostanzialmente esigui, come risulta dai censimenti.
“Non è chiudendo la caccia a queste specie che se ne garantisce la ripresa - ha sottolineato nel suo messaggio istituzionale il Presidente della Provincia autonoma Durnwalder, anticipando quelli che poi sono risultati gli esiti del workshop - ma anzi, senza l’interesse dei cacciatori si condannano all’oblio nelle mani di individui privi di scupoli”.
(02/11/2011)
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