Non ce la fanno più gli agricoltori a sostenere il peso dei danni trovati ogni giorno sui loro campi soprattutto nelle zone precluse alla caccia. Dalla Coldiretti di Viterbo arriva un'accusa precisa a questo sistema protezionista: “a volte oggi sui temi della conservazione e della gestione della fauna – dichiara Gabriel Battistelli, direttore della Federazione viterbese - attraverso una attenta attività venatoria, prevale una visione ideologica animalista tesa alla protezione integrale della fauna selvatica anche quando questa cresce in modo esponenziale arrecando problemi all’agricoltura e di conseguenza alla società”. Un atteggiamento non più sostenibile, visto che le minacce per il settore agricolo sono in continua crescita e riguardano ormai in maniera determinante oltre a cinghiali, daini e caprioli, anche storni, cornacchie, piccioni, nutrie e anche il lupo.
L’invito che facciamo – conclude Battistelli – è che ciascuno si attivi per quanto di competenza, che la Pubblica Amministrazione metta in campo da subito una serie di soluzioni, dai piani straordinari di controllo per garantire la selezione, al prelievo degli animali in soprannumero, oltre all’accelerazione delle procedure di rimborso dei danni, coordinando in maniera più efficace i diversi enti che sovrintendono alla gestione del territorio. Non è più accettabile che proprio in un momento di crisi particolare si lascino sole le imprese dinanzi all’assedio dei selvatici, pregiudicandone il ruolo economico, per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente”.
(03/11/2011)
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