Le prime dichiarazioni del neo Ministro all'Ambiente sulla caccia sono state accolte con una certa diffidenza dalla Lipu, che se da una parte si complimenta per gli accenni ai problemi causati da quei cacciatori che non rispettano le leggi, dall'altra invita il Ministro (che per la cronaca è il massimo dirigente del dicastero dell'Ambiente da 20 anni) a documentarsi approfonditamente sui gravi problemi che questo fenomeno provoca in Italia. “Gru e aquile abbattute – spiega Danilo Selvaggi - piccole isole invase dall’illegalità venatoria, morti e feriti anche tra le forze dell’ordine, piombo disperso nell’ambiente, stragi compiute da cacciatori italiani all’estero, concessione continua di deroghe”.
E' la stessa Lipu che propone di colmare le probabili lacune del ministro sull'argomento. “Saremmo lieti di aggiornare il ministro Clini - dice Selvaggi - sulle infrazioni comunitarie e le condanne subite dal nostro Paese, o ancora sulla violenza con cui molti cacciatori attaccano l’ISPRA, istituto autorevolissimo che attiene proprio al ministero dell’Ambiente, continuamente insultato ed offeso, al punto che è dovuta intervenire la Commissione europea per prenderne le difese. Così come è opportuno che il ministro sappia di come sono trattati, dagli stessi praticanti dell’attività venatoria, quei cacciatori italiani che quantomeno cercano di promuovere un’attività venatoria meno impattante e più rispettosa delle regole".
“E’ necessario anche – continua Selvaggi - che venga affrontato con rapidità il tema delle tante specie di uccelli che sono cacciate in periodi vietati o di quelle che dovrebbero essere escluse dalla lista delle specie cacciabili, perché in grande sofferenza. Si tratta, peraltro, di un compito essenziale del ministero dell’Ambiente, che attiene alla salvaguardia della biodiversità e richiede un impegno non differibile”.
“Insomma il ministro ha certamente molto da fare perché la grave piaga della cattiva caccia italiana sia finalmente sanata e la natura tutelata di più. Noi – conclude Selvaggi - gli auguriamo un sincero buon lavoro e gli offriamo la nostra piena collaborazione, ma vigileremo attivamente perché il rilancio dell’Italia passi anche da questi aspetti, tutt’altro che secondari e anzi importantissimi per un Paese che vuol dirsi civile”.
A Clini bisognerà anche che qualcuno ricordi di vigilare sulla deriva animalista verso cui - senza peraltro con questo fare riferimenti specifici a questa o a quella - si stanno convertendo diverse associazioni ambientaliste e sull'uso a volte disinvolto dei finanziamenti pubblici, che qualcuno - forse sbagliando - immagina attinti anche dai fondi della caccia. In Sicilia, peraltro, come denuncia Caccia Ambiente, si riferisce di responsabilità certo tutte da verificare, per le condizioni di alcune importanti zone umide, vietate alla caccia ma esposte al degrado più completo. Quel degrado altrove evitato proprio grazie ai cacciatori che mantengono gli ambienti idonei alla proliferazione della fauna acquatica.
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