Ambiente e attività venatoria - evoluzione e futuro del rapporto Territorio-Fauna-Caccia. Questo il titolo del convegno organizzato negli scorsi giorni a Parma dalla Federcaccia regionale in occasione delle annuali celebrazioni in onore di S.Uberto, tema che ben rappresenta l'urgenza e la necessità, ben percepita nel mondo venatorio, di tutelare la caccia anche per il bene dell'ambiente, degli equilibri faunistici e quindi, in generale, di tutti.
Lo ha ribadito durante i lavori anche l'assessore provinciale Ugo Danni, dichiarandosi pronto a collaborare affinchè sia riaffermata la dignità e l'importanza della caccia. “La presenza dei cacciatori sul territorio – ha spiegato - non deve essere marginale, ma determinante, con un riferimento costante alle tradizioni a volte dimenticate da certa caccia ‘moderna’”. Concetto poi ripreso dal tecnico faunistico Carmelo Musarò: a fronte di una continua urbanizzazione, ha osservato, il bosco viene marginalizzato e troppo lasciato all'incuria.
Anche l'intervento di Silvano Toso, dell'Ispra, ha delineato un futuro sostenibile per la caccia italiana, sempre più incentrata sulla compatibilità ambientale, ad esempio incrementando le zone di ripopolamento e cattura. I dati in tal senso sono migliorati con 46 mila lepri catturate all'anno, di cui circa la metà in Emilia Romagna. Che la fauna selvatica sempre più cresciuta lo testimonia anche la massiccia presenza del lupo (stimata in 6 - 7 mila capi in Italia), cui la biologa Lorenza Grottoli attribuisce un ruolo importante per il riequilibrio delle popolazioni selvatiche, soprattutto su soggetti malati e vecchi.
I problemi legati alla fauna e all'ambiente, così come l'affermazione di una figura realistica dei cacciatori devono riguardare tutta la popolazione, attraverso uno sforzo necessario di comunicazione. “Guardando il futuro - ha spiegato il presidente Fidc Emilia Romagna, Stefano Merighi - è sempre più urgente la necessità di un cambio di passo per i cacciatori: dobbiamo modificarci e lo stiamo facendo, come dimostra il ricorso sempre più frequente alla scienza per supportare le nostre richieste nei confronti delle Istituzioni. Non vogliamo, come qualcuno ci ha accusato in questi giorni, far credere di essere benefattori perché con la caccia contribuiamo a ristabilire e mantenere gli equilibri naturali, ma non abbiamo nessun timore a proporci per quello che siamo: gestori attenti e consapevoli”.
Dopo il conferimento delle onorificenze di “Gentiluomo cacciatore” provinciale all’avv. Giovanni De Angelis - per lungo tempo impegnato nella dirigenza della Fidc parmense - e regionale al prof. Giuseppe Pelosio - già rettore dell’Università di Parma -, è stato il presidente nazionale Dall’Olio a chiudere i lavori. “Il domani, e in molti casi l’oggi, della caccia è stato già scritto dall’Europa ed è a essa che dobbiamo guardare - ha osservato Dall'olio -. In molte realtà l’attività venatoria svolge un ruolo sussidiario per gli enti delegati alla gestione grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati e studi portati avanti dai cacciatori stessi. Per questo è necessaria anche una maggiore etica venatoria. Così come è auspicabile arrivare all’unità delle associazioni venatorie, come si registra in altri Paesi europei, dove grazie all’acquisizione di un bagaglio di conoscenze opportuno dialogano fruttuosamente con la Società”.
Il convegno si è concluso con una cena il cui ricavato è stato in parte devoluto all’associazione “Noi per Loro”, che assiste le famiglie e i bambini ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Parma, alla quale sono stati consegnati 3000 euro.