Sulla scia di un auspicato avvio delle riforme del nuovo Governo, in un editoriale pubblicato sul mensile dell'Arcicaccia (Caccia +), Marco Ciarafoni si augura che così possa essere anche per i temi legati alla politica venatoria. “Sotto l’albero di natale – scrive Ciarafoni - ci piacerebbe trovare tutt’altro che gli errori del passato e le finte promesse mai mantenute.
“Ci basterebbe, e sarebbe già tanto – sottolinea - che il nuovo governo e i neo ministri dell’ambiente e delle politiche agricole Corrado Clini e Mario Catania, ai quali rivolgiamo un sincero augurio di buon lavoro, nel quadro di transizione e di emergenza, riescano innanzitutto a costruire quegli elementi di governance utili ad assumere scelte condivise e concertate tra Stato, regioni ed enti locali ma anche nel rapporto con le forze sociali e i portatori di interesse. E’ in questo quadro che può ripartire una efficace, concreta e contestuale applicazione delle leggi su caccia e aree protette, che può e deve trovarsi un punto di equilibrio nell’applicazione delle direttive comunitarie dimenticando tribunali e contenziosi, che potrà essere sostenuta e rafforzata la ricerca scientifica, ad iniziare dall’Ispra, quale riferimento insostituibile per le scelte di gestione e conservazione delle specie, che la buona caccia possa tornare ad essere riconosciuta quale attività positiva nel contesto della tutela ambientale”.
“Anche per il mondo venatorio – continua Ciarafoni - è il momento delle decisioni, non più rinviabili. Abbia la capacità, tra l’altro, di promuovere una fase di distensione e di pacificazione nei rapporti tra gli uomini e le organizzazioni”. Riprendendo per esempio la rotta di quell'organismo unitario capace di vincere le sfide referendarie, di conquistare una legislazione venatoria di assoluto rilievo in europa e nel mondo, di far assumere ai cacciatori un protagonismo attivo nella società”.
“L’unit�– sottolinea - è un mezzo per raggiungere traguardi ma è anche l’occasione per ripartire dai contenuti”. I prossimi mesi saranno decisivi per la caccia secondo Ciarafoni. “Per di più c’è da risolvere il problema del possibile referendum in Piemonte con il rischio che possa essere accomunato, nel voto, ai referendum nazionali. Cosa dirà il mondo venatorio? Quali soluzioni prospetterà? Con quali argomenti cercherà l’interlocuzione con i cittadini piemontesi? Saprà formulare una proposta che possa essere condivisa o si limiterà al piagnisteo o a continuare nella litania dei “più tempi, più specie, più caccia”? Il piemonte – conclude - sarà un vero banco di prova e servirà a saggiare il cambio di passo nei progetti e nei comportamenti delle associazioni venatorie”.