La specialità di alcuni giornalisti italiani talvolta sembra essere quel sensazionalismo spiccio tanto utile a scuotere gli animi quanto deviante per capire realmente la situazione. Far credere agli italiani (proprio nelle ore in cui si discute la manovra Monti) che a causa della caccia si dovrà addirittura sborsare un miliardo di euro per la presunta violazione della direttiva europea sugli uccelli selvatici, a causa delle deroghe alla caccia concesse da diverse regioni, è qualcosa che lascia sconcertati.
A farlo è un articolo di Federico Formica apparso ieri (5 dicembre) su L'Espresso, rievocando ma mistificando i contenuti della lettera di avvertimento della Commissione Ue, che come abbiamo già avuto modo di dire nei giorni scorsi, non fa altro che sollecitare una coerente applicazione della Direttiva, invitando lo Stato italiano a dare riferimenti certi alle Regioni, ammonite in due precedenti sentenze della Corte europea. E a rispondere a queste osservazioni entro un mese.
C'entrano ben poco le deroghe approvate quest'anno, passate indenni, quelle più importanti di Liguria e Veneto– per altro - a ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Le violazioni contestate, se non ci sarà un'opportuna risposta da parte del Governo, potranno allora (e solo allora) essere messe in mora. Ricordiamo a chi ci legge che attualmente le infrazioni già in mora (su 136 procedure attive ) a carico dell'Italia sono un'ottantina, di cui quasi 20 riguardano il settore ambientale. Molte di queste sono in mora da oltre 10 anni (una addirittura dall''85). Impossibile quindi conoscere l'entità di una sanzione mai emessa, quando ancora addirittura si attendono le motivazioni dall'Italia, che potrebbero annullare tutto il procedimento.
Poi, come giustamente osserva il Presidente Fidc Dall'Olio, interpellato dal giornalista, ci sono altre questioni ben più urgenti: “con la stangata che ci sta per arrivare per le quote latte, ci preoccupiamo della multa che prenderemo per la caccia agli uccelli?”. “Le Regioni – dice Dall'Olio - hanno tutto il diritto di derogare alla Direttiva Uccelli e allungare i calendari venatori” dice. “L’importante - continua - è che presentino studi e dati inoppugnabili”. “In passato le Regioni ne hanno concesse troppe – dice ancora Dall'Olio - ma è pur vero che la Direttiva europea prevede diverse deroghe che i cacciatori italiani non possono sfruttare”.
Bisogna poi ricordare (e il giornalista dell'Espresso a onor del vero lo fa nella chiusa dell'articolo, seppur in modo alquanto sfuggente) che le deroghe sono un sistema voluto dalla stessa direttiva per mitigare i gravissimi danni causati da specie come lo storno. Semmai se c'è una lacuna - e sicuramente c'è - è quella perpetrata dal Governo (Ministero dell'Agricoltura, Ministero dell'Ambiente e Presidenza del Consiglio), che non ha approvato le Linee Guida per le Regioni. Chissà come mai...