Riceviamo e pubblichiamo:
Ancora una volta le deroghe e, benché meno, il rifornimento dei richiami vivi ai capannisti mettono in fibrillazione la nostra Regione dove appare sempre più evidente che non si vuole in alcun modo intervenire sia a livello di Bruxelles con la Commissione UE sia con il Governo nazionale per chiarire la realtà italiana e, in particolare, della Lombardia (molto simile a quelle di Veneto e Liguria).
Sembra vi sia la paura di interloquire con gli organismi europei e italiani per affermare chiaramente come stanno le realtà regionali, oppresse da un ente tecnico cui sarebbe più opportuno rispedire per il saldo le paventate multe per l’incapacità manifesta di fare il proprio dovere, ponendo in difficoltà gli organi legislativi regionali allorché fin dal 2005 non sarebbe stato rispettato il requisito della “piccola quantità”, per la mancanza di un valido riconoscimento scientifico sui dati proposti dall’Istituto medesimo! È come sempre la storia del “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”…
Eppure i dati rivelano immediatamente quanto siano invece rispondenti al principio della piccola quantità, ossia meno dell’1% della mortalità naturale: 13.000 frosoni, 21.000 pispole o 39.000 peppole a livello regionale sono quantità irrisorie rispetto alla consistenza europea di tali specie e chiunque affermi il contrario è palesemente in malafede. Siamo perciò in presenza di un falso problema perché, finalmente, Regioni come Lombardia e Veneto hanno parafrasato le sentenze della Corte di Giustizia di Lussemburgo e hanno chiarito in ogni parte gli addebiti che gli venivano all’epoca mossi, utilizzando in modo puntuale quale “piccola quantità” i dati del 2005 forniti dallo stesso ente che si è ben guardato successivamente dal correggerli, oltre a evitare, ovviamente, di rispondere alle annuali richieste delle Regioni.
Altro paradosso, richiesto a gran voce da qualcuno: avremmo dovuto conoscere l’esatta provenienza delle popolazioni delle specie in deroga dai luoghi di nidificazione da una Regione rispetto all’altra come se ci fossero delle precise autostrade lungo le vie del cielo con puntuali frecce direzionali: di là Liguria, di qua Lombardia, dall’altra parte Veneto. Non solo: lungo queste “strade del cielo” avremmo dovuto contare quanti soggetti appartenenti alle diverse popolazioni delle varie specie si dirigessero verso le nostre Regioni!
Eppure, in presenza di fatti ben più gravi in questo tribolato Paese, la nostra Regione ha preferito proporre l’abrogazione delle leggi, con un atto gravemente traumatico, quando vi sarebbero state altre soluzioni più soft e anche più ragionevoli nonché accettabili da parte dei cacciatori. Invece, è arrivata questa decisione molto superficiale, chiaro ma inquietante segnale di come la nostra Regione amministri i suoi cittadini in materia venatoria, aggiungendo disordine al disordine! La situazione deve essere assolutamente affrontata di petto, chiedendo al Governo di mettere mano non solamente nelle tasche dei cittadini, ma pure su certi enti inutili che fanno solo perdere tempo e denaro alle istituzioni preposte alla buona gestione della “cosa pubblica” e se la loro messa in discussione potrà servire a restituire ai cittadini quanto gli spetta, allora ben venga!.
Dicembre 2011
ANUUMigratoristi Stampa