Riceviamo e pubblichiamo:
L’Arci Caccia Toscana intona idealmente l’Inno Nazionale del Senegal, come ieri, nel Consiglio Comunale della nostra Città, ha fatto la comunità di quel Paese per stringersi attorno a Diop e Modou, cittadini senegalesi che da anni vivevano a Firenze, morti ammazzati per mano fascista e xenofoba martedì scorso.
Lo fa per solidarietà ed anche per un’insopprimibile senso di vergogna, due sentimenti profondamente umani che questo tragico episodio ha drammaticamente sotterrato e vilipeso.
Persone strappate dallo loro terra per estrema necessità, che non vedevano i loro cari da anni e che hanno trovato la morte lontano dai loro affetti in modo assurdamente violento e umanamente incomprensibile.
Questo fatto sanguinoso è il sintomo di una malattia pervasiva e devastante, sulla quale occorre riflettere attentamente per evitare di derubricare questo episodio come il folle gesto di un singolo squilibrato.
Mentre confidiamo che la Magistratura accerti le responsabilità e faccia piena luce sui lati oscuri di questa vicenda, vogliamo soffermarci sulla gravità di una cultura che, in questi anni, ha favorito l’equiparazione del nemico con gli ultimi della società e che ha fomentato ad arte una guerra tra poveri che oltre alla solidarietà ha ucciso anche il buon senso.
L’Arci Caccia, da Associazione di cittadini-cacciatori, avverte con forza che la risoluzione dei problemi che riguardano la specificità del nostro mondo, passano necessariamente da questioni più generali che sarebbe esiziale sorvolare o ritenere lontani e poco attinenti.
Non è questa l’ora, anche per il mondo venatorio, della neutralità culturale e della cura esclusiva del proprio ambito di competenza.
E’ invece il momento di schierarsi e di partecipare attivamente.
Ne trarrebbe vantaggio, insieme alla caccia, la salute della democrazia e della società.
Arci Caccia Toscana