“Sulle deroghe sono
urgenti regole certe, nel rispetto delle Direttive Comunitarie, per prevenire danni all'agricoltura, per rispondere alle
legittime aspettative dei cacciatori”. Così in una nota la
Federcaccia Toscana interviene sulla mancata emanazione del Dpr con le linee guida per l'esercizio delle deroghe, su cui era stato annunciato mesi fa anche un esame in sede di Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale. Nel frattempo è giunta al Governo la famosa lettera da parte della
Commissione UE, che avanza alcune contestazioni all'Italia. Rispetto alle deroghe – precisa Fidc Toscana - “vi sono differenze sostanziali negli addebiti alle varie Regioni coinvolte, in taluni casi si tratta essenzialmente di
rilievi formali più agevolmente sanabili (fra questi ultimi la Toscana, nella cui Legge regionale non troviamo, francamente, i "vizi di conformità" che la Commissione segnala: un'attenta illustrazione della normativa approvata nel 2010 risulterà probabilmente sufficiente a risolvere la questione)”.
Per Fidc Toscana è necessaria, comunque, una svolta decisa nel governo in materia “per garantire che fin dal prossimo anno anche in Italia, come accade nel resto d'Europa, l'utilizzo delle deroghe venga reso realmente e certamente possibile, sia nei casi previsti dalla lettera a) comma 1 dell'art. 9 (per brevità: danni all'agricoltura) sia nei casi previsti dalla lettera c) (per brevità: forme tradizionali di caccia)”. “La nostra prima battaglia, in questo campo – scrive Fidc - è per riconquistare nel calendario venatorio (cioè nell'elenco delle specie normalmente cacciabili) tutti quei migratori che i dati scientifici testimoniano prelevabili e che solo il settarismo animalista ed i preconcetti anticaccia continuano a vietare, in Italia molto di più che nel resto dell'Unione Europea. Emblematico in tal senso il caso dello storno, cacciabile in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo e complessivamente in nove Stati europei ma non nella nostra Nazione”.
Il problema, per l'associazione venatoria toscana è che “lo Stato italiano non ha saputo o voluto stabilire disposizioni e procedure inattaccabili dal punto di vista formale né garantito che le istanze tecnico/scientifiche nazionali ( quelle per legge tenute alla ricerca, alla rilevazione ed elaborazione dei dati, alla fornitura alle Regioni dei risultati del predetto lavoro) facessero adeguatamente e nel rigoroso rispetto delle competenze assegnate il loro mestiere. Non è accettabile, in proposito, che Ispra neghi pareri motivando il diniego con la mancanza di dati che è suo compito raccogliere”.
“Il Governo, con le Regioni interessate – chiede Fidc Toscana - fornisca dunque nei tempi prescritti alla Commissione europea i chiarimenti e le risposte che vengono richiesti, ma proceda contestualmente, subito, all'avvio concreto dell'iter per l'emanazione del DPR con le Linee Guida, mettendo a disposizione degli interlocutori istituzionali e sociali quanto finora predisposto per raccoglierne tutti i contributi e giungere ad un testo conclusivo che consenta alle Regioni di utilizzare con certezza già dal prossimo anno lo strumento del prelievo in deroga, sia per i danni alle colture che per la tutela delle tradizioni venatorie”.