La Federcaccia abruzzese all'indomani delle precisazioni dell'assessore regionale alla caccia Mauro Febbo esprime le proprie perplessità per l'atteggiamento tenuto di fronte alle modifiche al calendario venatorio, visto che nella sua rivisitazione la Regione non ha fornito "chiarimenti più approfonditi, in suo possesso, alle sollecitazioni del Tar", facendo così il gioco delle associazioni ambientaliste.
“Federcaccia - puntualizza il Presidente regionale di Federcaccia Ermano Morelli - aveva fornito all’Ufficio Caccia della Regione Abruzzo, a supporto della validità del Calendario venatorio presentato, documenti utili, sentenze di Tribunali di altre regioni italiane, che avrebbero facilitato e supportato il lavoro degli uffici”. In questo modo quindi la Regione "si è messa in contrasto con la normativa europea sui periodi di caccia, esplicitati nel documento ‘Ornis Key Concepts’ e della Guida interpretativa dalla Commissione Ambiente dell’Unione Europea. La Regione asseconda l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, forzando il calendario in senso anticaccia”.
Il Presidente Morelli ribadisce anche che “l’Ispra e la Regione Abruzzo tendono a utilizzare in maniera tendenziosa la variazione della Legge 157 per sostenere un progetto politico di restringimento della stagione di caccia agli uccelli migratori, senza nessun sostegno di dati scientifici ma solo su speculazioni e ideologie”.
Federcaccia Abruzzo sollecita infine l’assessore a informare meglio il suo ufficio Direzione Agricoltura in merito al fatto che “con i dati europei del documento Ornis e la “decade di sovrapposizione” si possono cacciare tutti gli uccelli acquatici fino al 31 gennaio, tutti i turdidi e la beccaccia fino al 20 gennaio, il colombaccio e i corvidi fino al 10 febbraio”.
“Ancora una volta - ha concluso Ermano Morelli - la Regione Abruzzo deve ricominciare a comprendere la propria attività istituzionale in materia di caccia. Si deve perseguire l’obiettivo di coordinare il proprio intervento evitando di cadere in uno stato di illegalità nei confronti di una categoria che paga le tasse e svolge attività nel rispetto di leggi e norme esistenti”.