Se dovesse passare l'emendamento Sacchetto sull'abrogazione della legge regionale sulla caccia – che potrebbe già essere votato lunedì prossimo -, il comitato promotore del referendum chiederà un ricorso alla Corte Costituzionale. C'è chi, come l'esponente di Sinistra ecologia e libertà, Monica Cerutti, ipotizza scenari preoccupanti dovuti al vuoto legislativo che lascerebbe l'assenza della legge regionale “le funzioni amministrative, di rilascio delle autorizzazioni ad esempio - dice sul quotidiano La Stampa - non sarebbero più in capo alle province, si amplierebbero i mezzi e le modalità di caccia finora previsti, le specie cacciabili, i periodi dell’attività venatoria e tutte le sanzioni amministrative previste dalla legge regionale verrebbero meno”.
Sui pericoli dell'abrogazione e sulla situazione legata al referendum interviene anche Caccia Ambiente Torino, che in un ampio comunicato firmato dai delegati comunale e provinciale, invita i cittadini a non dare credito a quanto da tempo esprimono in Piemonte gli animalisti, sviando l'attenzione dai veri pericoli per fauna e ambiente e invita tutti, comprese le forze politiche regionali a stare attenti a consentire l'uso del referendum sia a utilizzare strumenti legislativi (quello ad esempio dell'abrogazione della legge regionale) che potrebbero causare ulteriori danni. Con il pericolo, per esempio della momentanea chiusura dell'attività venatoria e del controllo della fauna selvatica che potrebbero causare la conseguente perdita di posti di lavoro nel settore, già stressato dal particolare momento economico.
Il referendum, continua Caccia Ambiente “ essendo uno strumento democratico, almeno per quanto se ne dice, potrebbe anche essere celebrato”. Ma chi pagherà le spese? “Perché – propone la nota di del partito - non vengono messe a carico dei sostenitori, ovvero degli anticaccia a prescindere, ovvero di quelli che si scagliano facilmente, cavalcando l’emotività di chi non conosce la materia, sempre e solo contro il mondo della caccia, mentre mai li si sente inveire contro chi inquina e sui veleni sparsi in giro per le campagne, deleteri per l’ambiente e ogni tipo di fauna e/o di microfauna”.
Una eventuale vittoria del referendum sarebbe deleteria per tutto il Piemonte. “Non siamo riusciti a capire – dice Caccia Ambiente - perché a suo tempo la Regione non ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro il referendum. Chissà se qualcuno in Regione potrebbe dare una risposta”. Se oggi pensano di abolire la caccia, “domani - chiude la nota - impediranno ad altri di andare a pesca, di allevare un animale da cortile, di mangiare una bistecca e così via”.