Con due differenti decreti della Presidente Renata Polverini, la Regione Lazio in data 20 gennaio 2012 ha approvato nuove modifiche al calendario venatorio che posticipano la chiusura della caccia al 9 febbraio per colombaccio, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia e spostano al 31 gennaio il termine del prelievo per beccaccino, fischione, frullino, gallinella d'acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, moretta, moriglione, pavoncella, porciglione, tordo bottacio e tordo sassello. Per queste ultime, esclusi i tordi, sono concessi tre capi giornalieri. La modifica è stata disposta dall'Assessore alla Caccia Angela Birindelli in virtù dell'ordinanza del TAR Lazio n. 04392/2011.
Per le specie prelevabili invece fino al 9 febbraio l'attività venatoria sarà consentita esclusivamente nella forma dell'appostamento (fisso e temporaneo), senza l'ausilio del cane, dalle 6.15 alle 17.30. Nelle zps, zone di protezione speciale, la caccia è consentita solo il giovedì e la domenica. Il limite di carniere giornaliero, per ciascun cacciatore, è stabilito nella misura di venti capi complessivi delle specie autorizzate, dei quali, comunque, non più di cinque capi per il colombaccio.
"Proroga in linea dei periodi di caccia definiti dalle normative regionale, nazionale ed europea” ha commentato il presidente della Commissione agricoltura regionale Francesco Battistoni, in merito alle polemiche sui due testi. “La Presidente - ha detto Battistoni - non ha fatto altro che agire secondo le prerogative dell’ente regionale in merito alla programmazione venatoria: la Regione ha la responsabilità della disciplina dell’attività venatoria sul suo territorio, così come da consolidata giurisprudenza inclusa la sentenza TAR Lazio del Marzo 2011".
"In osservanza delle norme e sulla base di valutazioni tecnico-scientifiche – ha proseguito Battistoni – la Regione ha ritenuto di poter procedere, per altro limitatamente a quattro giornate e solo per alcune specie, alla proroga della stagione venatoria. Certo – ha concluso – che a distanza di 17 anni dalla legge 17/95, una profonda rivisitazione della norma si rende necessaria, unitamente ad una nuova strategia sulla gestione faunistica, basata sulla ricerca scientifica e sull’uso sostenibile delle risorse, per la quale l’attività venatoria rimane un importante strumento se ben regolamentato con competenza tecnica e solide basi scientifiche”.