Quante volte, a caccia, abbiamo pensato che quel nostro vagar per boschi costituisse per noi più una ricerca di se stessi che del selvatico?
Ho scelto un passo, riferito all’arte e alla natura, di Friedrich Schelling che, pur non essendo di facile lettura, racchiude nel profondo quel mistero che ci accompagna nelle nostre giornate di ricerca. Il pensiero del filosofo tedesco, impegnato nel ritrovare quei momenti di autoproduzione nella natura, intuendola accomunata allo spirito e sorretta dal medesimo principio, ben rappresenta quella sensazione che proviamo nei boschi, di respirare in un unico, immenso, organismo vivente.
Ciò che noi chiamiamo natura è un poema chiuso in caratteri misteriosi e mirabili. Ma se l'enigma si potesse svelare noi vi conosceremmo l'odissea dello spirito, il quale, per mirabile illusione cercando se stesso, fugge se stesso; poiché si mostra attraverso il mondo sensibile solo come il senso attraverso le parole, solo come, attraverso una nebbia sottile, quella terra della fantasia, alla quale miriamo. Ogni splendido quadro nasce quasi per il fatto che si toglie quella muraglia invisibile che divide il mondo reale dall'Ideale, e non è se non l'apertura, attraverso la quale appaiono nel loro pieno rilievo le forme e le regioni di quel mondo della fantasia, il quale traluce solo imperfettamente attraverso quello reale. La natura per l'artista è non piú di quello che è per il filosofo, cioè solo il mondo ideale che apparisce tra continue limitazioni, o solo il riflesso imperfetto di un mondo, che esiste, non fuori di lui, ma in lui.
(Friedrich W. J. Schelling - Sistema dell'idealismo trascendentale)