Giacomo Puccini, lo sanno tutti ormai, aveva tre passioni: la musica, le donne e la caccia. Quattro, con quella per la buona tavola e gli amici.
Per la caccia, cambiò addirittura casa e si trasferì a Torre del Lago, dove ospite (pagando l'affitto, quasi sicuramente) dei Ginori trascorse infinite giornate in barca, in botte, cacciando anaatre e folaghe. Bracconiere incallito, fece anche qualche pazzia, che solo la sua fama e il sacrificio di qualche amico e garzone gli risparmiarono amare conseguenze.
Per la caccia, si recò ovunque; per la caccia tralasciò a volte i suoi obblighi di artista. Molte delle sue arie celebri traggono l'ispirazione dai momenti più intimi che trascorse cacciando, da solo o in compagnia, a contatto con gli elementi della natura.Quando si trasferì nella Villa del Castellaccio di Uzzano, a tre passi da Pescia, (dove abitava la sua sorella Ramelde, sposata con un cacciatore altrettanto appassionato), per finire di comporre nella tranquillità della campagna uno dei suoi capolavori, La Boheme, frequentò assiduamente i cacciatori del luogo e, sollecitato dall'amico uzzanese Raffaello Lavoratti, il 1° gennaio 1900 fondò la più antica sezione della Federazione Italiana dei cacciatori, di cui fu per anni presidente onorario. Ancora oggi, la sezione Federcaccia pesciatina porta il suo nome.
In occasione del centocinquantenario della sua nascita (il 22 dicembre del 1858) www.bighunter.it intende onorarne la memoria pubblicando reperti, aneddoti, storie e corrispondenze epistolari che ricordano non solo l'artista, ma anche e soprattutto l'uomo, schietto, verace, a volte bizzarro, e il gagliardo cacciatore. A riprova che la caccia è una passione che conquista anche gli spiriti eccelsi.