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Pucciniana

Quando Nicotera mangiava il fico...


mercoledì 4 febbraio 2009
    

PucciniDa una lettera di Puccini alla sorella Ramelde –

Celle Bruexelles, 28 ottobre 1909.

 

Quando Nicotera
mangiava il fico,
parea Manrico
del Trovator.
Tu che ti pappi
quell'insalata
sembri Traviata
come Calvè.
E questa sera
nella Monnaie
con maglie e saie
si suonerà.
Sono un po' bischero
sono un po' togo
ora mi sfogo
per aspettar.
Fa un freddo cane
son 7 gradi
non ci si badi
è la stagion.
Voi che tra il verde
delle castagne
colle montagne
così da presso
mangiate il lesso
colle radici
io le pernici
per vomitar,
sono in calzoni
senza giacchetta
nella stanzetta
del grand'hotel
col calorifero
mi scaldo il kionnis
e poi col Tonnis
mangerò ben.
E questa sera
se starà bene
quella troietta
napoletana
tutto andrà ben.
Ma ohimè, m'ha scritto
che sta nel letto
con il febbretto
della paur.
Se veramente
sarà malata
vien rimandata
recitazion.
Domani io parto
verso quel lago
e sarò pago
di folagar.
Se lui con pieghe
viene ben svelto
avrà di certo
soddisfazion.
Perchè di uccelli
dicono sianvi
parapatìanoi
scaralopè...
Giacchè finisco
io ti saluto
e collo sputo
ti fò un bacin.
Bacio le vergini
figlie di casa,
la barba è rasa
non fa prudor.
Lavati i piedi
e il sottosopra
se non quell'opra
puzza di fiel.
Tira la pelle
al falegname
e nel letame
tuffalo un po'.
Scarpe di foca,
vesti di pizzo,
poco mi arrizzo...
che ci vuoi far?
Sono tantucci
gli anni passati,
tiro sagrati
ma... c'est inutil
Cara Gavazzi,
prenditi un lazzo,
odora il mazzo
di peperon.
Saluti a tutti
e tira orecchi
a pistorecchi
e all'altre du',
al vate, al Nano
ai Difeselli,
ai miserelli,
di costassù.

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