Non c’è più tempo da perdere. E’ infatti sempre più evidente che il patrimonio naturale non sta reggendo il colpo dell’impronta umana sempre più pervasiva e dannosa per la biodiversità.
Con la pandemia ormai alle spalle è giunto il momento di concretizzare ciò che un anno fa è stato inserito a pieno titolo nella nostra Costituzione. Nell’articolo 9, dopo il comma dedicato alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico, tra i principi fondamentali della Repubblica Italiana, è stata riconosciuta infatti “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Inoltre, nell’articolo 41, in materia di esercizio dell’iniziativa economica, si prevede che essa non possa svolgersi “in modo da recare danno alla salute e all’ambiente” e che possa essere indirizzata e coordinata anche “a fini ambientali”, oltre ai già previsti fini sociali.
In questo quadro è auspicabile che anche l’agricoltura, imputata numero uno per la perdita repentina di biodiversità (insetti e uccelli in primis), anche grazie ai nuovi principi introdotti dalla Politica Agricola Comune (PAC), possa finalmente convertirsi a metodi meno invasivi. E’ infatti assodato che un’agricoltura sempre più indirizzata al massimo profitto, abbia continuato a causare un declino costante della biodiversità, con dati particolarmenti negativi in particolare per uccelli tipici delle nostre campagne come l’allodola, l’averla piccola, la cutrettola, la rondine, il torcicollo, il saltimpalo. La tendenza negativa è confermata anche dai più recenti dati disponibili (2020) usciti dal progetto FBI (Farmland Bird Index), che studia il fenomeno da undici anni.
Il Ministero dell’Ambiente pochi giorni fa ha pubblicato il Quinto rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia. Una base da cui partire per mettere in campo tutte le strategie a tutela del patrimonio naturale, come ci chiede l’agenda Onu per lo sviluppo sostenibile al 2030 e, appunto, la nostra Costituzione.
La sintesi del Rapporto, corredata di infografiche, è stata elaborata per veicolare in maniera efficace i messaggi chiave, con una particolare attenzione alle “raccomandazioni” che si ritiene debbano essere messe in atto con maggiore impellenza. Il Comitato Capitale Naturale ha assunto perciò questa visione: “la nostra deve essere la prima generazione che lascia i sistemi naturali e la biodiversità in uno stato migliore di quello che ha ereditato”.
Il calo dell’avifauna e, per estensione, di tutta la biodiversità, secondo quanto ci dice il rappporto, è legato anche alla riduzione di superficie occupata da agroecosistemi a mosaico. Questi habitat, spesso eterogenei e di grande valore per la biodiversità, una volta caratterizzavano una larga parte del paesaggio agricolo italiano, mentre ora sono relegati a piccole aree. L’agricoltura intensiva da un lato e l’abbandono delle attività agricole in aree montane dall’altro, hanno portato alla perdita degli ambienti a mosaico, sostituiti da monocolture nel primo caso e dal bosco nel secondo.
A questo proposito nella nuova strategia sono previsti investimenti mirati per le politiche attive sul territorio con azioni concrete di ripristino degli ecosistemi e, nello sviluppo delle filiere agroalimentari, secondo la Strategia Farm To Fork, con l’adozione di pratiche ecologiche e conservative (agro-ecologia, agricoltura biologica).
Insomma il Governo dichiara come prioritari per l’Italia gli obbiettivi delle Strategie europee Farm to Fork, Biodiversità e Suolo, al fine di invertire la tendenza del Farmland Biodiversity Index (FBI) e degli altri indicatori ambientali, a partire dal Piano Strategico Nazionale della PAC con un’attenta e capillare formazione del mondo agricolo.
Nel frattempo anche nuove regole dall'Europa sull'uso dei pesticidi vanno nella stessa direzione. La Commissione Ue in questi giorni ha approvato nuove norme che, una volta applicabili, ridurranno i limiti massimi di residui di pesticidi negli alimenti. Si tratta di sostanze chimiche che rappresentano un rischio elevato per le api e contribuiscono al declino globale degli impollinatori il cui uso all'aperto era stato già vietato nel 2018. Le norme si applicheranno a tutti i prodotti ottenuti nell'UE, ma anche agli alimenti e ai mangimi importati.
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