Le risorse milionarie delle associazioni ambientaliste e animaliste sono parte di un patrimonio che riguarda tutti, derivante anche dalle tasse versate dai cittadini, specie se cacciatori, che hanno diritto di sapere dove finiscono i soldi delle concessioni regionali che ogni anno versano allo Stato ai fini della tutela e della salvaguardia della natura.
Pochi giorni fa abbiamo pubblicato i numeri esorbitanti tratti dall’ultimo bilancio del Wwf, osservando quanto l’associazione abbia quasi raddoppiato i suoi introiti in pochi anni, tornando ai fasti di un tempo, per un totale di 20 milioni di euro di entrate, in netta crescita rispetto agli anni precedenti). Dalle donazioni dei cittadini (incentivate da costose campagne di marketing) arrivano circa 11 milioni di euro, cui si aggiungono 3 milioni e 6 mila euro derivanti da operazioni societarie e aziende sostenitrici e altrettanti circa derivanti dai finanziamenti pubblici. I costi: 4 milioni di euro è la cifra investita per raccogliere donazioni, oltre 3 milioni 700 mila euro vanno in stipendi, 6 milioni e 800 in "servizi", 1 milione in materie prime e consumo di merci. Per la cura delle oasi sono spesi 2 milioni circa (il 16%), il 10% degli entroiti va nelle spese legali, di cui il 37% è stato impegnato per contrastare i Calendari Venatori regionali. Nel 2022 inoltre Wwf ha legato il suo marchio al contestatissimo tour sulle spiagge di Jovanotti, accusato di spianare dune in delicati habitat, registrando in bilancio una spesa di 800 mila euro. Ricco anche il patrimonio della struttura: Wwf detiene 7 milioni di euro in depositi bancari e postali, vanta un capitale immobiliare di 15 milioni (terreni e fabbricati) e nel bilancio figurano anche 10 milioni accantonati (riserve di utili e avanzi di gestione).
Le cose vanno ancora meglio alla Lav, che si bea del successo delle proprie raccolte fondi, in copioso aumento per il terzo anno consecutivo: solo nel 2022 ha raccolto 14 milioni di euro (ovvero l'88% in più rispetto all'anno precedente!) da 48 mila cittadini. In particolare ringrazia (alla memoria) una sostenitrice, che ha lasciato all'associazione in eredità circa 5 milioni di euro. A conti fatti la Lav è efficientissima in questo campo: per ogni euro investito nella raccolta fondi ne ha raccolti quasi 9. Lav conta 69 dipendenti e spende 493 mila euro per il personale. 2 milioni 300 mila euro li riceve dal 5x 1000. Dichiara un avanzo in attivo di 4 milioni di euro, dei quali oltre 2 milioni sono andati in accantonamento in riserva vincolata. Ad ogni modo chiude con un totale attivo circolante di 14 milioni di euro (erano 9 milioni l'anno prima).
Più ridimensionati i fondi della Lipu, che incassa "solo" 5 milioni di euro. 499 mila dal 5x1000, 1 milione 726 mila da soci e sostenitori, 2 milioni 540 mila dallo Stato. La Lipu spende 2 milioni di euro per "servizi", altrettanti per il personale, circa 118 mila per la raccolta fondi, 94 mila in oneri finanziari e patrimoniali, 512 mila per oneri di supporto generale.
Legambiente complessivamente ricava 9 milioni e 400 mila euro. Del totale delle risorse economiche, il 38.28%, pari a 3.616.261 euro, deriva da contributi di Enti pubblici e da Enti sovranazionali, come la Commissione Europea, a seguito di aggiudicazione di bandi o stipula di convenzioni. In questa voce rientra anche il 5x1000 (158 mila euro). Il 61,72%, pari a 5.832.468 euro delle risorse economiche totali, deriva da soggetti privati, in particolare dal tesseramento Circoli e soci, dalle erogazioni liberali, le raccolte fondi, i contributi da soggetti privati e da aziende. Per rendicontare le spese utilizza parametri un po' generici: 6 milioni spesi per "attività di interesse generale", 2 milioni e mezzo per "attività diverse" 450 mila per "supporto generale", 172 mila per "raccolta fondi".
In tutti questi bilanci si notano accantonamenti consistenti e investimenti in immobili, che probabilmente non sono solo sedi e uffici. Non è dato sapere dove e come vengano impegnati i tutti i soldi, dato che nei bilanci si possono leggere voci generiche come “servizi” e “materie prime” o “consumo di merci” o elenchi generici su progetti avviati ma niente di conciso e definito.
Per quanto riguarda la gestione dei fondi non si può dire di più. Ma, per dovere di cronaca, occorre anche ricordare i trascorsi nebulosi e tetri che hanno coinvolto direttamente i gestori di alcune associazioni, il che dimostra che è bene tenere sempre alta la guardia e pretendere i dovuti controlli. Celebre la vicenda che alcuni anni fa vide l’Enpa oggetto di verifiche e commissariamenti per fondi spartiti sistematicamente tra dirigenti e utilizzati per fini estranei all’associazione (come l’acquisto di una casa sul Mar Rosso). Nel 2018 una serie di servizi di Striscia fu oggetto di querele per diffamazione che caddero nel vuoto. Nel 2022 Il giudice riconobbe in quei servizi elementi di verita' e l’esercizio del diritto di cronaca, condannando gli animalisti coinvolti (poi allontanati dall’associazione) al pagamento delle spese processuali.
Enpa è ancora una delle più potenti organizzazioni: Nell'ultimo bilancio dell'Enpa risultano 28 milioni di euro in immobilizzazioni materiali, con un patrimonio netto a disposizione dell'ente di ben 36 milioni di euro. Nel rendiconto generale figurano 3 milioni spesi per materie prime e consumo di merci, 7 milioni per "servizi", 5 milioni per il personale, oltre un milione e mezzo per oneri diversi, per un totale di 17 milioni di spesa. Nei ricavi troviamo oltre 7 milioni da erogazioni liberali, più altri 2 e 700 come contributi da soggetti privati, 783 mila da enti pubblici. A fronte di tutti questi soldi a disposizione, forse tutte queste organizzazioni potrebbero fare qualcosa di più sul fronte della tutela ambientale, date le enormi situazioni di degrado di habitat importanti che percorrono tutto lo stivale. Sicuramente molto più redditizia ai fini del mantenimento dei carrozzoni è la guerra ai cacciatori, in cui investono molto del loro tempo e delle loro energie (Wwf ad esempio spende più per osteggiare i calendari venatori che per tutte le altre cause legali). Tutto ciò nonostante ci siano solo evidenze positive sulla caccia regolamentata, tant'è che le specie cacciabili sono tutte un buono stato di conservazione, ad eccezione di alcune oggetto di Piani di gestione nazionali (vedi tortora) per le quali sono opportunamente contigentati i prelievi. In altre nazioni associazioni ambientaliste e cacciatori collaborano mettendo insieme risorse e conoscenze evitando estremismi. Chissà che possa succedere un giorno anche da noi.
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